CALCIO
Un City che non incanta (quasi) mai
Gli inglesi vincono la Supercoppa contro il Siviglia, ma ancora una volta faticano tantissimo
Pubblicato il 17.08.2023 08:52
di L.S.
Ha vinto ancora il Manchester City, questa volta ai calci di rigori. Il sevillano Gudelj ha  sparato il suo dritto sull’asta, dopo una partita combattuta e giocata spesso alla pari.
Anzi, a guardare bene, le migliori occasioni le ha avute proprio il Siviglia, soprattutto nella prima parte di partita.
Poi, con il passare dei minuti, la ragnatela degli inglesi ha avuto il sopravvento e il City è riuscito a gestire meglio il gioco e ad anestetizzare gli spagnoli.
Alla fine, come detto, hanno deciso i rigori. Com’era successo dieci giorni fa nella finale della Supercoppa Inglese, quando i ragazzi di Guardiola uscirono però sconfitti per mano dell’Arsenal. Il calcio dà e il calcio toglie.
Con l’Inter, nella finale di Champions, il City aveva vinto con un gol di Rodri, dopo una partita sofferta e che avrebbe anche potuto perdere.
Insomma, tre finali (chapeau!) in pochi mesi e la sensazione, che questo City sia una gran bella squadra, ma tutt’altro che irresistibile. E soprattutto poco divertente.
Gioca bene, ci mancherebbe altro, ma il suo modo di fare calcio è spesso monocorde e manca di quell’estro che Guardiola aveva trovato al Barcellona, quando la fantasia spagnola, unita alla mostruosità di Messi, erano riusciti a creare un mix senza eguali.
Al City no, non è la stessa cosa. Guardiola è un grande allenatore e sa inculcare nei propri giocatori una mentalità e una filosofia di gioco ben definita, eppure sembra che nonostante tutto questo suo scibile calcistico, più di questo il City non possa fare. Che ovviamente non è poco, ma che non basta per far innamorare chi si aspetta le farfalle nello stomaco e che soprattutto non basterà per entrare di diritto nelle squadre più forti della storia.
E che dire di Haaland? Il discorso sull’attaccante norvegese solitamente spacca in due l’opinione pubblica. Segna valanghe di gol, soprattutto in Inghilterra, ma nella conquista della Champions League la sua incidenza nelle sfide decisive è stata piuttosto lieve e anche contro l’Inter, fu controllato con discreta facilità da Acerbi e Bastoni.
Anche ieri sera la stessa cosa: tanto movimento, senza dubbio spazi importanti per i compagni, ma la sensazione che se non gli arriva il pallone giusto, fatichi a inventare qualcosa. Meglio averlo che non averlo ovviamente, eppure per definirlo campione, l'impressione è che gli manchi ancora qualcosa.
Il tempo ci dirà se è proprio così.