Calcio
"Ho capito chi ero solo quando ho smesso"
Raffinato ed elegante, è stato uno dei migliori centrocampisti al mondo
Pubblicato il 18.08.2023 06:41
di Red.
Compie 80 anni. Era considerato il “Golden Boy” del calcio italiano. Vinse due Coppe dei Campioni e il Pallone d'oro nel 1969. Aveva una classe sopraffina, la sua fantasia era proverbiale, inventava geometrie, era un meraviglioso centrocampista. Gianni Brera lo soprannominò “l'abatino”, ne esaltava la sua eleganza, le sue movenze coordinate e il suo fisico minuto. Indossava la maglia numero 10. I colori del suo club erano il rosso e il nero. Il suo nome è Gianni Rivera. Rivera si è raccontato in una lunga intervista concessa a “la Repubblica”. Sulla vecchiaia: “Ho letto che l'uomo può vivere fino a 130 anni. Gli 80 anni mi toccano, poi mi dico che Paul McCartney e Mick Jagger ancora cantano”. Il gioco che predilige: “Niente costruzione dal basso, per l'amor di Dio. Calcio d'attacco, provando sempre a mettere in difficoltà l'avversario”. Il significato della maglia numero 10: “Il mio, l'unico. E l'ho portato sulla schiena da tempo. Se sei Rivera, devi esserlo sempre e per sempre. Ma quando un bel giorno ho visto che ormai il 10 lo danno anche ai portieri, ho pensato: è finita”. La famosa staffetta con Mazzola: “Eravamo molto diversi. In Nazionale avevamo sempre giocato insieme, poi Valcareggi (l'allenatore degli azzurri) in Messico (Mondiali del 1970) subì pressioni da Coverciano e dal direttore della Gazzetta. La staffetta fu una stupidaggine. E io davo fastidio”. Chi era Pelé: “Il migliore di tutti. Se il calcio non fosse già stato inventato, lo avrebbe inventato lui. Era tutto, potente e sensibile”. Sul calcio moderno: “Calcio d'inizio e il pallone subito dietro. Ma si può? Così l'avversario è subito di fronte. Chi ha detto che il regista deve farlo il difensore centrale? Una puttanata”. Sul talento: “È qualcosa che arriva prima del cervello, qualcosa che hai scritto dentro dalla nascita, un istinto che però non va perso per strada. È fare un gesto senza accorgerti di farlo”.