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pochi giorni dall'inizio della Serie A, quando in teoria l'attenzione
degli appassionati dovrebbe essere sul campionato, tiene ancora banco
la vicenda Mancini, con tutti gli sviluppi del caso. Intendiamoci: le
dimissioni di un CT di una nazionale di calcio, anche di livello
alto, fanno parte delle cose che possono accadere. Tra l'altro, come
sappiamo, il momento calcistico internazionale è caratterizzato
dall'ingresso, negli ultimi mesi, dei potentati arabi, che hanno
messo in campo una potenza economica praticamente illimitata. Secondo
indiscrezioni, anche il tecnico degli Azzurri avrebbe ricevuto
un'offerta assolutamente fuori mercato per guidare la nazionale
dell'Arabia Saudita, fatto che potrebbe averlo fatto vacillare,
nonostante chi lo conosce bene dice che l'uomo vive di schemi
tutti suoi, dove l'aspetto economico non è in cima. Può darsi: noi
non lo conosciamo così bene, anche se sappiamo che il personaggio
Mancini, nell'ambiente, gode di una stima in alcuni casi vicina al
vero e proprio culto, con tutto ciò che questo comporta. Di sicuro,
la scelta dei tempi è stata quantomeno opinabile, ma non affermiamo nulla di nuovo: a cavallo di Ferragosto, e alla vigilia di una
partita, quella contro l'Ucraina, molto importante ai fini della
qualificazione della nazionale del Belpaese al prossimo campionato
europeo. La tesi dei suoi fans è che anche la FIGC ha operato
cambiamenti nello staff in un periodo feriale, introducendo persone
le quali non facevano parte del cerchio stretto del mister campione
d'Europa. Dopodiché, appare oggettivo che il rapporto sia andato
logorandosi dopo l'eliminazione dai Mondiali per mano della Macedonia
(e della Svizzera, va ricordato), anche se Mancini ha potuto ancora
godere del credito della vittoria all'Europeo. Ma è anche oggettivo
che la stagione manciniana sia stata, sotto certi aspetti, quanto
meno interlocutoria: i numeri dicono 105 convocati totali in 5 anni,
dei quali 57 esordienti. Troppi, per essere tutti da nazionale. Ora
si delinea, per la sostituzione, come sappiamo, la candidatura di
Spalletti, tecnico del Napoli campione d'Italia, in fuga dalla
panchina partenopea per un anno sabbatico, ma blindato da una
clausola con il suo vecchio club, la quale stabilisce un indennizzo
al medesimo di tre milioni e rotti di euro nel caso che l'allenatore
toscano decida di scendere dal proprio trattore in Toscana, dove sta
cercando di distendere i nervi. Va detto che la postilla era stata
aggiunta sull'accordo di rescissione per evitare ai campani di
trovarsi di fronte il proprio ex allenatore in Italia (o in Europa)
in una stagione dove, in teoria, avrebbe dovuto essere ancora legato
a loro: per molti, quindi, si potrebbe derogare in nome della
Nazionale. Tuttavia, il presidentissimo Aurelio De Laurentiis, di
fare passi indietro, non ne ha proprio nessuna voglia. Sono in molti
a chiederglielo, sui giornali e non solo, in nome dell'amor di
Patria. Tuttavia, c'è da dire che sono parecchi, anche tra i
commentatori illustri, che invece gli danno ragione. Noi, che
illustri non lo siamo, ci aggreghiamo a quest'ultimo club, e pensiamo
che la posizione di "O'
Presidente" sia
giustificata, e che non debba essere lui, oggi, chiamato a risolvere
la situazione, con un gesto "patriottico". E che, forse,
bisognerebbe iniziare invece ad analizzare vita, opere e omissioni
del presidente FIGC Gravina il quale, secondo noi, è il vero
responsabile di come stanno le cose. Per non aver saputo cogliere il
malessere di Mancini, innanzitutto. Ci poteva stare un contrasto
sulle scelte per lo staff, ma bisognava a questo punto capire prima
che si rischiava la rottura in un momento delicatissimo, sempre che
queste siano state le vere cause dell'abbandono da parte del tecnico
marchigiano, e anche per il momento delicato che sta vivendo la
nazionale azzurra. Certo, la vittoria dell'U19 nell'europeo di
categoria è un buon segnale: tuttavia, il personaggio appare
inadeguato per portare il calcio italiano fuori dalle secche dove si
è impanato, considerando anche certe improvvide dichiarazioni
recenti in materia di giustizia sportiva e di tutela del brand.
Vedremo, quindi, come risolverà il rebus della panchina: nel caso,
Antonio Conte è dietro l'angolo, ma ci sono anche altre ipotesi, una
su tutte un futuro azzurro per Allegri che sembrerebbe fatto apposta
per togliere le castagne dal fuoco ai tanti antipatizzanti
dell'allenatore livornese a Torino, ma costretti a sorridere a causa
di un contratto blindato, frutto della precedente gestione. Affaire à
suivre, insomma.
Calcio
Lo strano caso di Roberto Mancini
Ma si dovrebbe discutere dell'operato del Presidente Gravina