Calcio
Lo strano caso di Roberto Mancini
Ma si dovrebbe discutere dell'operato del Presidente Gravina
Pubblicato il 18.08.2023 07:46
di Silvano Pulga
A pochi giorni dall'inizio della Serie A, quando in teoria l'attenzione degli appassionati dovrebbe essere sul campionato, tiene ancora banco la vicenda Mancini, con tutti gli sviluppi del caso. Intendiamoci: le dimissioni di un CT di una nazionale di calcio, anche di livello alto, fanno parte delle cose che possono accadere. Tra l'altro, come sappiamo, il momento calcistico internazionale è caratterizzato dall'ingresso, negli ultimi mesi, dei potentati arabi, che hanno messo in campo una potenza economica praticamente illimitata. Secondo indiscrezioni, anche il tecnico degli Azzurri avrebbe ricevuto un'offerta assolutamente fuori mercato per guidare la nazionale dell'Arabia Saudita, fatto che potrebbe averlo fatto vacillare, nonostante chi lo conosce bene dice che l'uomo vive di schemi tutti suoi, dove l'aspetto economico non è in cima. Può darsi: noi non lo conosciamo così bene, anche se sappiamo che il personaggio Mancini, nell'ambiente, gode di una stima in alcuni casi vicina al vero e proprio culto, con tutto ciò che questo comporta. Di sicuro, la scelta dei tempi è stata quantomeno opinabile, ma non affermiamo nulla di nuovo: a cavallo di Ferragosto, e alla vigilia di una partita, quella contro l'Ucraina, molto importante ai fini della qualificazione della nazionale del Belpaese al prossimo campionato europeo. La tesi dei suoi fans è che anche la FIGC ha operato cambiamenti nello staff in un periodo feriale, introducendo persone le quali non facevano parte del cerchio stretto del mister campione d'Europa. Dopodiché, appare oggettivo che il rapporto sia andato logorandosi dopo l'eliminazione dai Mondiali per mano della Macedonia (e della Svizzera, va ricordato), anche se Mancini ha potuto ancora godere del credito della vittoria all'Europeo. Ma è anche oggettivo che la stagione manciniana sia stata, sotto certi aspetti, quanto meno interlocutoria: i numeri dicono 105 convocati totali in 5 anni, dei quali 57 esordienti. Troppi, per essere tutti da nazionale. Ora si delinea, per la sostituzione, come sappiamo, la candidatura di Spalletti, tecnico del Napoli campione d'Italia, in fuga dalla panchina partenopea per un anno sabbatico, ma blindato da una clausola con il suo vecchio club, la quale stabilisce un indennizzo al medesimo di tre milioni e rotti di euro nel caso che l'allenatore toscano decida di scendere dal proprio trattore in Toscana, dove sta cercando di distendere i nervi. Va detto che la postilla era stata aggiunta sull'accordo di rescissione per evitare ai campani di trovarsi di fronte il proprio ex allenatore in Italia (o in Europa) in una stagione dove, in teoria, avrebbe dovuto essere ancora legato a loro: per molti, quindi, si potrebbe derogare in nome della Nazionale. Tuttavia, il presidentissimo Aurelio De Laurentiis, di fare passi indietro, non ne ha proprio nessuna voglia. Sono in molti a chiederglielo, sui giornali e non solo, in nome dell'amor di Patria. Tuttavia, c'è da dire che sono parecchi, anche tra i commentatori illustri, che invece gli danno ragione. Noi, che illustri non lo siamo, ci aggreghiamo a quest'ultimo club, e pensiamo che la posizione di "O' Presidente" sia giustificata, e che non debba essere lui, oggi, chiamato a risolvere la situazione, con un gesto "patriottico". E che, forse, bisognerebbe iniziare invece ad analizzare vita, opere e omissioni del presidente FIGC Gravina il quale, secondo noi, è il vero responsabile di come stanno le cose. Per non aver saputo cogliere il malessere di Mancini, innanzitutto. Ci poteva stare un contrasto sulle scelte per lo staff, ma bisognava a questo punto capire prima che si rischiava la rottura in un momento delicatissimo, sempre che queste siano state le vere cause dell'abbandono da parte del tecnico marchigiano, e anche per il momento delicato che sta vivendo la nazionale azzurra. Certo, la vittoria dell'U19 nell'europeo di categoria è un buon segnale: tuttavia, il personaggio appare inadeguato per portare il calcio italiano fuori dalle secche dove si è impanato, considerando anche certe improvvide dichiarazioni recenti in materia di giustizia sportiva e di tutela del brand. Vedremo, quindi, come risolverà il rebus della panchina: nel caso, Antonio Conte è dietro l'angolo, ma ci sono anche altre ipotesi, una su tutte un futuro azzurro per Allegri che sembrerebbe fatto apposta per togliere le castagne dal fuoco ai tanti antipatizzanti dell'allenatore livornese a Torino, ma costretti a sorridere a causa di un contratto blindato, frutto della precedente gestione. Affaire à suivre, insomma.