CALCIO
Nonno Morandi: i figli, il calcio e la... piramide
L'ex allenatore ci parla della sua famiglia di calciatori e di cosa sta succedendo in Ticino
Pubblicato il 22.08.2023 10:38
di L.S.
Padre di Matteo, Giotto e Romeo, ex allenatore, formatore, opinionista e uomo che vive ancora per il calcio.
Davide Morandi è uno che conosce questo sport perfettamente, dai vari settori giovanili al calcio ai più alti livelli. Non gli scappa una notizia, un trasferimento, un gol in TV o allo stadio.
Si parte proprio dai suoi tre figli, adesso che è diventato nonno (merito di Matteo, il figlio più grande):
“Diciamo che mi sento più intensamente papà (ride)… A parte gli scherzi, essere nonno è bellissimo, trovi in tuo figlio quella continuità famigliare che è il sale della vita”.
Matteo è anche lui un allenatore: dopo il Team Ticino, quest’anno allena per la prima volta una squadra di attivi a Losone, dove è pure il responsabile del calcio a 11.
“Matteo ha grande passione per ciò che fa e unisce la razionalità del docente. È un ottimo comunicatore e formatore, mi piace vederlo al lavoro. Parliamo tanto di calcio, anche di aspetti tattici, ma alla fine gli ricordo che l’allenatore è lui e che le decisioni sono esclusivamente sue. Il suo futuro non lo conosco, ma per me è già un orgoglio vedere quello che fa”.
Giotto è senza dubbio il più famoso dei tre figli: da ormai sette anni al Grasshoppers, ha iniziato la stagione con due gol e un assist. Tecnicamente è considerato uno dei giocatori più forti del nostro campionato.
“È partito bene, peccato che poi ha subito un piccolo stiramento che lo terrà fuori ancora un paio di settimane. Per fortuna non è nulla di grave e speriamo che continui su questi livelli. Il mercato? Sì, è vero, c’erano state delle voci su di lui, ma ha un contratto con il GC fino al 2025 (con opzione 2026) e per il momento vuole fare bene in Super League. Poi sappiamo che il calcio va veloce…”.
Romeo invece è passato dal Bellinzona al Lugano II: i bianconeri ne hanno acquisito il cartellino.
“A Lugano può lavorare in una grande struttura e quest’anno si dedicherà esclusivamente al calcio. Diciamo che è un investimento per provare fino in fondo con il calcio e capire dove può arrivare. È un ragazzo che mentalmente è molto forte e ha tanta voglia di arrivare”.
Ci spostiamo sul calcio ticinese e sulla famosa piramide, che sembra lentamente prendere forma:
“La piramide è sempre esistita, anche se ogni tanto cambiava l’ampiezza della base. In Ticino comunque è sempre esistita una squadra faro. Adesso ovviamente il Lugano rappresenta il vertice, emerge maggiormente rispetto alle altre società. È un club che sta lavorando molto bene, anche grazie agli ingenti investimenti di Mansueto. A livello economico lo ritengo addirittura più forte di YB e Basilea e sono sicuro che in futuro, quando ci sarà lo stadio, faranno anche investimenti importanti dal punto di vista dei giocatori”.
La cessione di Amoura l’ha stupita?
“No, assolutamente. Ritengo l’algerino il prototipo di giocatore che va bene per il mercato. È uno di quelli che balza subito all’occhio e paradossalmente la sua fortuna è quella di aver giocato spesso da subentrante. È il prototipo del calciatore moderno, veloce e capace di rompere le partite. Non mi stupisce che sia stato il primo a partire”.
Bordoli dice che il Lugano può vincere il campionato?
“Diciamo che in Svizzera tutto è possibile, ma credo che l’YB resti molto forte e il Servette è una grande potenza, addirittura più attrezzata del Lugano. Non parlo di qualità, ma di quantità: i ginevrini possono allineare addirittura due squadre. Senza contare il Basilea, che ha venduto tanto, è partito male, ma adesso sta facendo mercato e può rientrare”.
Il Lugano come lo vede?
“È una squadra forte, anche se forse numericamente le manca qualcosa in difesa. Calcolando che ci sarà anche l’Europa da giocare, potrebbe avere qualche problema, anche perché giocare il giovedì contro squadre di alto livello ti fa bruciare tante energie, non solo fisiche ma anche mentali. Ma stiamo comunque parlando di una squadra fortissima che entrerà sicuramente nelle prime sei”.
Croci-Torti sta facendo un ottimo lavoro: è d’accordo?
“Assolutamente. Con il Crus ho un bellissimo rapporto, è una persona stupenda che stimo moltissimo. È la dimostrazione che nella vita chi vuole può. Lui era un giocatore che aveva una forza di volontà incredibile che ha poi trasferito anche in panchina. È una spugna, ha imparato da tutti gli allenatori che ha avuto”.
Del Bellinzona cosa pensa?
“Credo che sia difficile passare da 100 a 20 km/h”.
Cosa vuol dire?
“Se vai a 100 e vuoi abbassare la tua velocità, hai soltanto due soluzioni: o prendi una strada più lunga o freni di colpo. Forse i granata lo scorso anno erano partiti a velocità folle e adesso si sono resi conto che è meglio rallentare un po’. La società quest’anno si è avvicinata alla città e ai suoi tifosi e si sta lentamente strutturando. Ciò non significa non essere ambiziosi, ma forse capire quali siano i reali mezzi a disposizione. Tanto di cappello, comunque, alla famiglia Bentancur per ciò che sta facendo: non è evidente gestire una squadra di Challenge League”.
I granata si salveranno?
“Il campionato è difficile, lo sappiamo, ma non bisogna avere paura. Il Bellinzona ha i mezzi per farcela, anche se le altre squadre, anche le neopromosse, sono molto attrezzate”.
In Prima Promotion abbiamo il Lugano II e il Paradiso, due squadre neopromosse.
“I bianconeri hanno un compito molto chiaro, ossia preparare i giocatori per l’ultimo step, quelli che dovrebbe portarli in prima squadra. Hangarter ha parlato tanto di mentalità, che credo che alla fine sarà la chiave di tutto. I ragazzi del Lugano II che si allenano con la prima squadra devono assorbire la mentalità vincente di chi gli sta sopra, e poi riportare queste sensazioni nella loro categoria. Lo stesso vale poi per Under 19 che va con l’Under 21. Dev’essere un effetto cascata”.
E il Paradiso?
“È un club che rispetto molto, sia per il lavoro che per gli investimenti che hanno fatto. Hanno una visione e non pestano i piedi a nessuno, vanno assolutamente rispettati. Per il momento sono prime e non è certo un caso. Sannino? Non lo conosco, ma per i risultati che ha ottenuto e per il modo con cui ci è riuscito, si vede che ha qualità sia a livello umano che come allenatore. Lo scorso anno il Paradiso è stata la squadra con la miglior difesa di tutta la Prima Lega e non può certo essere un caso”.
Ma la piramide non finisce qui…
“È vero, ci sono squadra come Mendrisio, Taverne e Collina d’Oro che stanno facendo molto bene, anche grazie a dirigenti molto bravi. Indirettamente bisogna però fare un plauso anche al Team Ticino, che crea giocatori anche per queste squadre”.