CALCIO
"Non entro (quasi) mai nel loro spogliatoio..."
Raimondo Ponte, da poco allenatore dell'Aarau femminile, ci parla di questa nuova avventura
Pubblicato il 25.08.2023 09:07
di L.S.
Il calcio femminile sta facendo discutere tantissimo in questi giorni, soprattutto in Spagna.
Il presidente della Federazione Rubiales iberica oggi dovrebbe rassegnare le dimissioni, dopo il bacio stampato sulla bocca della giocatrice Hermoso, al momento della consegna delle medaglie.
Un caso di cui si è occupato mezzo mondo e che ha quasi oscurato, e questo è un peccato, la bella vittoria spagnola in una finale giocata ad altissimo livello contro le inglesi.
Raimondo Ponte, ex grande giocatore e allenatore anche alle nostre latitudini, da un mese circa ha preso in mano per la prima volta una squadra femminile: è infatti il tecnico dell’Aarau, squadra di serie A. E con lui parliamo un po’ di questo movimento senza dubbio in crescita, ma che in Svizzera ha ancora qualche problema.
Raimondo, come stai?
“Sto bene grazie. Ho iniziato da poco questa nuova avventura con enorme curiosità e non senza qualche difficoltà”.
Ma non eri in pensione?
(Ride) “Ma certo, faccio la vita da pensionato, anche se sono ancora il presidente del Windisch e mi occupo dei 300 ragazzi del nostro settore allievi”.
E poi è arrivato l’Aarau:
“Eh sì, un’offerta inaspettata che alla fine ho accettato, anche se…”.
Anche se…?
“Forse avrei dovuto chiedere meglio quali fossero le condizioni di lavoro. Non mi aspettavo tutti questi problemi, anche se alla fine mi fa piacere allenare queste ragazze”.
Come sta andando?
“Come ho detto, sono contento, anche se i problemi sono tanti, anche ad Aarau. Dalle infrastrutture sino alla remunerazione delle giocatrici. Ci alleniamo su un campo che viene usato anche da altre 5 o 6 squadre, mentre a livello di “salari”, stiamo parlando cifre bassissime, praticamente dei rimborsi spesa molto inferiori di quelli che girano nel calcio regionale”.
Eppure le ragazze si allenano tanto, vero?
“Noi ci alleniamo cinque volte a settimane, alle sette di sera. Tutte hanno un lavoro, anche la nostra straniera, che è arrivata qui proprio perché le hanno trovato un’occupazione. Arrivare a casa alle dieci di sera, mangiare, andare a letto e poi la mattina svegliarsi alle 7 per andare a lavorare, non è certamente facile”.
Eppure si sente dire che si sta investendo tanto per il calcio femminile.
“A chiacchiere sì, parlano in tanti, ma la verità è che i fatti sono diversi. Io sono appena arrivato in questo ambiente e mi sembra di aver capito che c’è ancora tantissimo lavoro da fare, sotto qualunque aspetto. La Federazione potrebbe investire di più: non si può pretendere che si allenino come delle professioniste se non possono godere delle giuste condizioni”.
E calcisticamente come va? Cosa significa allenare le donne?
“Ovviamente è diverso rispetto agli uomini. Abbiamo ragazze che sono molto brave e poi inevitabilmente c’è qualcuna che invece fa molto più fatica. È difficile poi svolgere degli allenamenti omogenei e che siano utili per tutte. Ho comunque notato una cosa…”.
Cosa?
“Che le più brave sono le più giovani, quelle che progrediscono più rapidamente e che soprattutto hanno avuto l’occasione da piccoline di giocare con i bambini. Fino a 14 anni hanno giocato con i ragazzi e questo le ha aiutate tanto a livello fisico e di velocità”.
Ma quali sono le vere differenze tra uomini e donne?
“Il vero gap è a livello muscolare, sto parlando nella forza fisica, cosa che le donne faticano ancora a sviluppare e che ovviamente non avranno mai come gli uomini. Sono poche quelle che riescono a fare dei cambi di gioco di 50 metri, anzi pochissime. Se poi le sforzi troppo negli allenamenti, proprio perché non hanno il tempo di recuperare e di allenarsi bene, si infortunano. Non è facile lavorare così”.
I Mondiali però hanno dimostrato che il calcio femminile può anche essere molto spettacolare.
“Certo, ma lì stiamo parlando di altri livelli. Ci sono le migliori giocatrici del mondo, tutte grandi professioniste, molto ben pagate ed è normale che sia di un altro livello rispetto al nostro. Guardando quelle partite, si capisce che il calcio femminile, nel mondo, è cresciuto tantissimo in questi ultimi 20 o 30 anni. Questo è indubbio”.
Hai seguito quello che sta succedendo in Spagna?
“Ovviamente sì, è una cosa incredibile, molto grave. Difficile capire come sia potuta succedere”.
Il rapporto con le donne è inevitabilmente diverso rispetto a quello con gli uomini, vero?
“Le donne hanno una maggiore sensibilità e anche il linguaggio che si usa con loro dev’essere diverso”.
E come fai quando devi entrare negli spogliatoi?
“Non ci entro quasi mai, ho una donna assistente che fa una gran parte del lavoro e mi dice quando posso entrare quei 5 minuti prima della partita, per dare velocemente le ultime indicazioni. Altrimenti resto fuori, senza problemi, com’è giusto che sia”.
Domani iniziate il campionato.
“Sì, sul campo dello Zurigo, che per noi resta ancora un avversario fuori portata. L’Aarau lo scorso anno ha chiuso al terz’ultimo posto, ottenendo così la salvezza. L’obiettivo quest’anno è di salire di qualche gradino, magari a centroclassifica. Faremo di tutto per riuscirci”.
In bocca al lupo Raimondo.