La
nuova proprietà del Chelsea, si tratta di un consorzio, è alla sua
seconda stagione in carica. La prima è stata un fallimento: 12°
posto in campionato ed eliminazione ad opera del Real ai quarti
della Champions. Il club ha adottato, nell'ultimo biennio, una
politica di investimenti a dir poco aggressiva. In tre sessioni di
mercato ha speso più di un miliardo di euro. Una cifra spaventosa e
destinata ad aumentare. Uno degli ultimi acquisti è il
centrocampista Moises Caicedo, prelevato dal Brighton a cui sono
andati 133 milioni di euro. Il bilancio registra puntualmente delle
perdite, quest'anno mancheranno anche le competizioni europee. Le cifre sborsate sono esorbitanti: oltre al costo del cartellino, si
corrispondono lauti stipendi. Le uscite ci sono state e pure pesanti:
Havertz all'Arsenal; Mount al Manchester United; Kovacic al
Manchester City e altre ancora. Molti giocatori dei londinesi si sono
trasferiti in Arabia, ha fatto scalpore il collegamento tra il fondo
Clearlake Capital, fa parte del consorzio e ha in portafoglio quote
della società, e il fondo sovrano saudita PIF, ma questa è un'altra
storia. Le cessioni hanno permesso ai Blues di limitare il deficit.
Ma una domanda è legittima: come fa il Chelsea a rispettare il Fair
Play Finanziario? Entrano in gioco mere alchimie finanziarie,
autentici stratagemmi contabili. È semplice: la plusvalenza
determinata dalla vendita di un calciatore viene subito registrata;
il costo per l'acquisizione di un giocatore viene spalmato sugli anni
di durata del contratto (è l'ammortamento).Gli accordi hanno hanno una durata lunghissima, quello di Caicedo è di 8 anni:
il costo annuale è alleggerito sul bilancio, si cerca di contenere
il suo impatto negativo. Il futuro è assicurato, ma c'è anche un
rischio, se il giocatore non rispetta le attese la sua vendita
diventa quasi impossibile. E l'Uefa? Ha appena approvato un nuovo
regolamento in tema di sostenibilità finanziaria. Ha introdotto il
limite di 5 anni per ammortizzare il cartellino di un giocatore. Ha deciso che, partire dalla stagione 2025/26, il costo di cartellini,
stipendi, commissioni per gli agenti non può superare il 70% dei
ricavi. Perché il Chelsea continua a spendere? Elementare: non
partecipa alle competizioni internazionali.
Calcio
Le spese senza limiti del Chelsea
La società londinese non si ferma, la sua campagna acquisti è all'insegna di massicci investimenti