DA CAPITANO DELLA NAZIONALE DI CALCIO A MEMBRO DI CDA DELL'HCL
La "decadenza" di Lichtsteiner
L'ex capitano della nazionale di calcio è entrato a far parte del CdA dell'HC Lugano
Pubblicato il 27.03.2021 16:28
di Giorgio Genetelli
 Stephan Lichtsteiner è stato per molti anni l’emblema di una certa “svizzeritudine”. In una selezione nazionale che da decenni è multietnica, il terzino lucernese era l’idolo della Svizzera antica, che ancora resiste nelle valli superiori del Ticino. Poco adusi alla mescolanza tra popoli, noi vallerani vedevamo in Lichtsteiner una tradizione primitiva risalente ai miti di fondazione. E tra di noi, pure qualche illustrissimo come il presidente cantonale Norman Gobbi avrà certamente vibrato alle cavalcate del lucernese. Gobbi che è tifosissimo dell’Ambrì e delle radici, propenso a qualche gaffe dovuta alla troppa passione, certamente. Insomma, per farla breve: in tutti i bar a ridosso delle Alpi si faceva la conta: ma quanti veri svizzeri abbiamo in nazionale? Si arrivava alle dita di una mano, e il dito presente da sempre si chiamava Lichtsteiner.
Capitano e giocatore fumantino, capace di inserimenti fulminei e anche buon realizzatore. Il meglio lo ha dato con la Juventus (segnò il primo gol allo Stadium appena inaugurato, tra l’altro). Ma nonostante quella casacca, continuava fieramente a simboleggiare la ruralità da Grütli e dalla Valmaggia alla Valle Bedretto, passando per Riviera, Blenio e Leventina, era un simbolo inscalfibile.
Ora che ha smesso col calcio, diventerà ambasciatore dell’Hockey (!) Club Lugano, oltre che azionista.
Occhio.
Potrebbe essere che il credito costruito in quasi due decenni nelle nostre montagne crolli in modo fragoroso. Ho idea che per recuperare la stima incassata con la sua elveticità a tutto tondo, non basterà nemmeno il metaforico “passo del montanaro” a percorrere i sentieri a capo chino. O col viso tinto di nero, senza peraltro esagerare o accostarsi ad Anson Carter.