PENNA ROSA
"Il successo nel calcio non è un regalo"
Faccia a faccia con mister Sannino, per una chiacchierata sul calcio e i suoi veri valori
Pubblicato il 28.08.2023 09:04
di Valentina Marchi
Dopo la quarta vittoria di fila in Promotion League (in casa contro il Bruhl SG per 1 a 0) si può dire che questo Paradiso ha il vento in poppa. Nessuno, probabilmente, si sarebbe aspettato un inizio così trionfale.
Il suo “comandante” Giuseppe Sannino, a fine partita, ha accettato di buon grado (e lo ringraziamo) di parlare un po' del suo modo di intendere il calcio, in un'intervista a tutto tondo. Una bella chiacchierata che ci aiuta a capire un po' di più questo straordinario personaggio.
Mister Sannino, possiamo dare un titolo a questa partita? Ad esempio... “porta blindata”?
"Non prendere gol è sicuramente importante e fare gol è difficile. Quando ne prendi uno, farne due è ancora più difficile. Oggi giocando contro una buona squadra volevo capire in che campionato siamo capitati e soprattutto intendere bene dopo le prime tre vittorie chi siamo. In Promotion League ci sono squadre fisiche e attrezzate, noi giochiamo con tanti giovani che oggi mi hanno dimostrato di lavorare (sia in partita che in allenamento) per portare a casa il risultato. I ragazzi l’hanno dimostrato con la corsa, l’aggressività, e la tecnica, ma soprattutto stando in campo “da squadra”: questa credo sia la nostra forza".
Dunque oggi, Lei, è un allenatore soddisfatto?
"Lo sono sempre finché vedo i miei giocatori dare l’anima in campo: poi si può sbagliare, è ovvio, anche perché il calcio è fatto di errori. Nonostante i “12 punti in 4 partite” e quello che dice la gente, dobbiamo ancora trovare la nostra collocazione in questo campionato. Credo piuttosto che i nostri punti siano fieno in cascina che servirà quando arriveranno tempi meno belli. Sarà allora che vorrò vedere come si gestiscono le situazioni e la vera maturità della squadra. Oggi comunque l’impegno dei ragazzi è stato massimo, di più non si poteva fare. Fino alla fine hanno corso e hanno dato tutto".
Dopo quattro giornate di campionato che voto darebbe alla sua squadra?
"Chi vede la squadra da fuori ovviamente ci darebbe un bel 10, perché abbiamo sempre vinto, ma con gli occhi dell’allenatore vedo un 10 per gli allenamenti e 6,5 per ciò che abbiamo mostrato in campionato, perché secondo me si può e si deve migliorare. Prima di continuare…. vorrei dedicare questa vittoria al Presidente, perché in questo periodo lo vedo soffrire più del solito e gli ripeto continuamente “stai sereno, nel calcio si vince e si perde”. Il punto è che non è semplice stare in questa categoria, anche lui si deve abituare. Certo, lo capisco: soffre insieme a noi. In questo momento non parlo da allenatore a presidente, ma da amico ad amico che soffre. E non è una sviolinata….".
Bel pensiero! Se il Paradiso gioca e continua così non soffrirà più di tanto però...
"Vedremo, calma...".
Il gol di Giger, che ha regalato la vittoria oggi, non era forse un gol un po' alla Neymar o alla Müller? Quali sono i suoi idoli mister?
"Oggi devo dire che Giger mi ha fatto in…. zzare(bip !) durante tutto il primo tempo. Avete visto il suo gol e le belle giocate, ma deve imparare a sacrificarsi e mostrare anche per altre qualità. Se capisce questo allora abbiamo in mano un talento. Se invece è il Giger a cui piace gongolarsi per quello che fa … sarebbe un peccato: per essere un giocatore vero non basta il talento. Ho allenato Dybala, ho allenato Ilicic: grandissimi giocatori. La cosa più bella che ho visto in loro è l’umiltà a volersi migliorare".
Ecco, Dybala! “Cos’è” per un allenatore allenare Paulo Dybala?
"È molto più semplice che allenare questi ragazzi. Io dico sempre loro: vorrei vedervi domani in grandi squadre, perché avete sofferto e coronato il vostro sogno. Però ci sono le categorie, più in alto sei e più trovi grandi professionisti, come in serie A, dove i giocatori sono “aziende”, per cui si lavora alla perfezione e diventano “facili” da allenare. Qui al Paradiso i “miei” ragazzi sono “diamanti grezzi” su cui lavorare, facendo il papà, il fratello e l’amico, oltre che l’allenatore di calcio".
È appena arrivato un altro “ragazzino”, l’attaccante brasiliano con il numero 33, Philip Da Silva.
"È un ragazzo d’oro, ecco perché dico al Presidente: tu hai dei giovani che sono un capitale e devi soltanto aspettarli, attendere che sboccino. Lui, come Musumeci e Giger, possono diventare “diamanti puri”. Quest’anno abbiamo ringiovanito l’organico, dato al club un input più professionale per allenarci con più continuità. A fianco di questo abbiamo mantenuto un importante zoccolo duro che serve a insegnare ai nuovi arrivati qual è la strada. Ci tengo a sottolineare l’importanza dei senatori".
Aspettando la sfida di sabato contro i “cugini” del Lugano II, cosa c’è da migliorare?
"Qualcosa da migliorare c’è sempre. Prima della partita con il Lugano, voglio che i ragazzi si godano questa vittoria meritata senza fare voli pindarici. Poi ci prepareremo, sapendo che il derby non fa parte di questo campionato, come tutti i derby che fanno parte di situazioni emotive, dove tutti vogliono fare di più. Perciò sarà una partita da “tripla”, molto difficile".
Da allenatore ad allenatore: un pensiero per Carletto Mazzone?
Quando vedete me in panchina… capite che l’ho conosciuto. Era l’allenatore “vero”: umile, capace e intelligentissimo. Ha fatto giocare Baggio negli anni in cui sembrava finito in modo divino. Guardiola è stato un suo giocatore. Non era televisivo, era l’allenatore “del popolo”, come piace a me. Ci ha lasciati un grande tecnico e un grande uomo". 
Mister, il suo giocatore preferito nella storia?
"Io i giocatori li accomuno tutti perché tutti mi hanno dato qualcosa ma… porto l’esempio di Ciccio Brienza. Un giocatore di grande qualità tecnica, grande intelligenza. L’ho allenato a Palermo e Siena e in lui ho trovato l’essenza del calcio: un buon mix fra l’intelligenza, la tattica e l’uomo. Mi piace dare un esempio non facile, che non tutti conoscono, che a me personalmente ha dato molto". 
Parliamo un po' anche della serie A italiana: può essere un vantaggio per la Juventus essere fuori dalle Coppe europee?
"Non direi, le coppe se sei abituato giocarle, e non le fai, ti mancano. Allegri è troppo intelligente, io sono allegriano e tutti mi danno addosso. È un tecnico di valore, la scorsa stagione, alla Juve, al suo posto molti avrebbero lasciato. Ci ho giocato contro in passato, lui è un gestore di grandi calciatori. Quest’anno gli mancheranno sicuro le coppe e non è scritto da nessuna parte che per questo debba vincere il campionato. C’è il Napoli che dovrà riconfermarsi. C’è il Milan che ha fatto una certa campagna acquisti, ma aspettiamo e vediamo dove arrivano gli algoritmi del tandem arrivato al posto di Maldini, hanno comunque costruito una bella squadra. C’è l’Inter che ha un allenatore straordinario come Simone Inzaghi che l’anno scorso ha vissuto in mezzo a una marea di polemiche nonostante i risultati ottenuti. Detto questo, io non sono tifoso e mi piacciono le squadre che giocano bene al calcio, alle quali posso “rubare” spunti per capire qualcosa di nuovo". 
Lei che va a caccia di segreti… qual è il suo, per vincere sempre come sta facendo?
"Beh, ci vogliono tantissime componenti, tra cui la fortuna, che ti accompagna, ma devi andarla a cercare, insieme agli uomini che hai in squadra, che devono ricordarsi che "firmano" per stare in campo, in panchina o in tribuna: con il sorriso sulle labbra. Chiaro: sarebbe bello poter avere un domani una panchina più lunga, che includa tutti i giocatori, con nessuno a casa, come accade in tutto il resto del mondo".
Grazie mister, per tanta saggezza regalataci oggi in queste sue parole e per la “banda di ragazzi” che sta facendo crescere, insegnando che “il successo nel calcio non è un regalo”.  
(Foto Putzu)