Tennis
La rivoluzione femminile cominciò allo US Open
La celebrazione di una storica conquista, il ricordo dell'esempio di una grande campionessa
Pubblicato il 30.08.2023 08:18
di Anais Cornolti
Nelle affollate arene di cemento caratteristiche dell’US Open a New York, si sono consumate numerose epiche sfide, ma non tutte si sono giocate sul campo da gioco. Una di queste battaglie, ora più attuale che mai, è stata la lotta per la parità salariale. Nel lontano 1972 la campionessa americana Billie Jean King mentre alzava il trofeo con la stessa fierezza del vincitore del torneo maschile Ilie Năstase, si trovava davanti a un’ingiustizia: il suo assegno era una frazione di quello che veniva elargito al collega. Unita alle sue compagne di sport, la tennista decise che l'anno seguente non avrebbe calcato i campi se il montepremi non fosse stato lo stesso per uomini e donne. La sua voce, ferma e incrollabile, non cadde nel vuoto. Il 1973 segnò un nuovo capitolo nella storia degli US Open: fu il primo anno dove il torneo stabilì premi equi sia per le donne che per gli uomini. Billie Jean King non ha vinto solo con la racchetta, ma ha raggiunto alte vette al di fuori del campo. In un'epoca in cui pochi osavano sollevare questioni se erano ritenute impopolari, lei ha camminato per la sua strada, sostenendo le sue convinzioni con una determinazione inamovibile. Oggi, le tenniste non solo portano avanti la sua eredità, ma trovano un pubblico che ascolta. Persino Michelle Obama, ex first lady, ha speso parole di riconoscenza, durante la serata inaugurale ha celebrato non solo l'aspetto sportivo, ma ha rammentato la storica conquista. Un doveroso e opportuno omaggio al cinquantesimo anniversario dell'uguaglianza dei premi agli US Open. E il nome di Billie Jean King risuona come una nota di speranza. La sua storia ha dimostrato che una singola voce, può diventare un coro, i mutamenti sono possibili e la lotta per la parità è una partita in cui non ci si deve arrendere, mai.