Giovedì
sera, al termine della partita contro l'Union SG, che ha sancito
l'eliminazione del Lugano dall'Europa League, si è subito cercato di
interpretare l'accaduto come un'occasione di crescita. L'intento è
lodevole (e ovvio, aggiungiamo noi): tuttavia, a oggi, la sconfitta
nel doppio confronto con la compagine belga è stata destabilizzante
per l'ambiente. E, tra l'altro, non c'è neppure bisogno di affidarsi
a indiscrezioni o a ipotesi, visto che tutto sta avvenendo alla luce
del sole. Va
detto, per prima cosa, che la stagione è appena cominciata. Vero, ci
sono aspettative più elevate, a partire dalla società, che ha
alzato non poco l'asticella. Alla luce del sorteggio di ieri, appare
oggettivamente complesso parlare di qualificazione alla fase a
eliminazione diretta, fermo restando che, stamattina (abbiamo
controllato, per sicurezza) le 4 compagini del girone sono tutte a 0
punti. Tuttavia, il calcio, lungi dall'essere una scienza esatta, fa
parte delle cose concrete della vita: e le due partite con i belgi lo
hanno ampiamente dimostrato. Mattia Croci-Torti, come sempre, non si
è sottratto alle proprie responsabilità. L'ambiente, alla vigilia
della partita di Bruxelles, era fiducioso, a immagine e somiglianza
del proprio allenatore. E, forse, il brusco risveglio sta provocando,
oggi, qualche conseguenza più grave di ciò che si immaginava.
Sabbatini, giovedì sera, ha parlato da capitano, e ci ha messo la
faccia. Tuttavia, lo ha fatto mettendosi in chiaro contrasto con
l'allenatore: e non è in interpretazione nostra, viste le parole del
tecnico in conferenza stampa. Si tratta di capire se la sua sia stata
una presa di posizione a titolo personale, o se esprimesse il
malcontento dello spogliatoio. Secondo il Crus, la prima, tant'è
vero che, davanti ai giornalisti, ha auspicato un confronto a
quattr'occhi. C'è anche da dire, però, che sempre secondo parole
rese pubbliche dai protagonisti, ci sarebbe anche qualcun altro
scontento. Magari qualche elemento fatto giocare fuori ruolo? O
escluso dall'undici titolare? Forse, entrambi i casi. Ci sarebbe una
realtà oggettiva della quale tenere conto: ed è la difficoltà di
gestire e preparare partite in ambito internazionale. Intendiamoci:
nel mondo di oggi, dominato dalla rete e dalle applicazioni
professionali, le notizie non mancano. Però, le giornate sono fatte
sempre di 24 ore, e le settimane di 7 giorni. Questo per dire che il
problema non è procacciarsi i dati, ma elaborarli. Nel nostro
piccolo, abbiamo seguito per anni il campionato svedese. Farlo
professionalmente significava impiegare, ogni giorno, più di un'ora
per leggere siti, giornali e vedere immagini. E non dovevamo
preparare partite, ma semplicemente elaborare un paio di articoli di
commento alla settimana. Non è un caso che i risultati europei di
alcuni club rispecchino una lunga storia continentale: vuol dire
esperienza ma, soprattutto, il tornare spesso in luoghi già
conosciuti, incontrando squadre di campionati con i quali ci si è
già confrontati. Ci ricordiamo, per citare un esempio a supporto di
quanto argomentiamo, le parole, qualche mese fa, del tecnico della
Fiorentina Italiano, mentre parlava del Basilea: dava la sensazione
di avere una conoscenza degli avversari quanto meno approssimativa. E
ci stava, secondo i suoi parametri: nella vicina Penisola, il calcio
elvetico è considerato di scarso livello tecnico. Fa niente se gli
Azzurri sono stati eliminati dalle qualificazioni mondiali per mano
della Nati: sono giocatori che militano in campionati esteri. Come
sono andate poi le cose, tra i renani e la Fiorentina, ce lo
ricordiamo tutti. E le cose sono state figlie di un certo
atteggiamento, dovuto anche al fatto che i toscani, al di là della
tradizione, non calcavano i palcoscenici europei da parecchio tempo.
Mancava, quindi, un certo retroterra di conoscenza. E la sconfitta in
Austria di qualche giorno fa è figlia della stessa problematica,
anche se è stata rimediata al Franchi. In definitiva, l'Europa è
più impegnativa della Svizzera. In quella che è stata la partita
decisiva, a Bruxelles, i belgi, col Lugano, hanno assunto
l'atteggiamento giusto: palleggiare lentamente, e capire chi avevano
di fronte, al netto di quanto visto e preparato nei giorni
precedenti, facendo lo slalom tra immagini, statistiche e algoritmi.
Quando hanno visto che la fascia destra dei ticinesi era un punto
debole, hanno provato a passare da lì. E, cosa importante, hanno
subito capitalizzato l'occasione capitata sui loro piedi, cosa che i
bianconeri, invece, non hanno fatto. Nel calcio, succede. Che poi
abbiano dimostrato, durante tutti i 180', di essere una bella
squadra, è un altro dato di fatto: ma, del resto, i risultati della
scorsa stagione parlavano per loro. Nonostante il loro allenatore, a
volte, ricordi uno Zeidler col cappellino, è un altro discorso.
Anche se il tecnico del San Gallo è molto, molto meglio, secondo
noi: ma siamo di parte. Ecco, l'Europa la si costruisce poco per
volta. In fondo, è stato detto tante volte: questi sono anni di
transizione. Il cantiere non è solo a Cornaredo, ma ovunque
nell'ambiente bianconero: e questo non andrebbe mai dimenticato. La
fase a gironi della Conference League di quest'autunno sarà, prima
di tutto, un'occasione di crescita: e come tale andrà considerata,
da parte di tutti. Ora, testa al campionato, che rimane il primo
obiettivo stagionale: lì, non ci saranno errori nella preparazione
della partita. Ma l'importante sarà scendere in campo con il giusto
atteggiamento mentale: perché la testa, nel calcio, è molto. E la
sconfitta di giovedì sera andrà superata in Svizzera centrale, con
una prestazione all'altezza. Loro, sicuramente, avranno sentito le
parole di ieri del Crus sul fatto che il Lugano in Conference c'è, e
il Lucerna no: il modo migliore per caricarli a dovere, secondo noi.
Sarà dura, quindi: ma il passaggio da inquilini dalla parte destra a
quella sinistra della classifica avviene attraverso questi passaggi.
Che vanno, però, superati, se non si vuole rimanere nella posizione
di partenza.
Calcio
Lugano, su la testa
La stagione è appena all'inizio, bisogna reagire e le potenzialità per essere protagonisti ci sono