Calcio
Lugano, su la testa
La stagione è appena all'inizio, bisogna reagire e le potenzialità per essere protagonisti ci sono
Pubblicato il 02.09.2023 07:19
di Silvano Pulga
Giovedì sera, al termine della partita contro l'Union SG, che ha sancito l'eliminazione del Lugano dall'Europa League, si è subito cercato di interpretare l'accaduto come un'occasione di crescita. L'intento è lodevole (e ovvio, aggiungiamo noi): tuttavia, a oggi, la sconfitta nel doppio confronto con la compagine belga è stata destabilizzante per l'ambiente. E, tra l'altro, non c'è neppure bisogno di affidarsi a indiscrezioni o a ipotesi, visto che tutto sta avvenendo alla luce del sole. Va detto, per prima cosa, che la stagione è appena cominciata. Vero, ci sono aspettative più elevate, a partire dalla società, che ha alzato non poco l'asticella. Alla luce del sorteggio di ieri, appare oggettivamente complesso parlare di qualificazione alla fase a eliminazione diretta, fermo restando che, stamattina (abbiamo controllato, per sicurezza) le 4 compagini del girone sono tutte a 0 punti. Tuttavia, il calcio, lungi dall'essere una scienza esatta, fa parte delle cose concrete della vita: e le due partite con i belgi lo hanno ampiamente dimostrato. Mattia Croci-Torti, come sempre, non si è sottratto alle proprie responsabilità. L'ambiente, alla vigilia della partita di Bruxelles, era fiducioso, a immagine e somiglianza del proprio allenatore. E, forse, il brusco risveglio sta provocando, oggi, qualche conseguenza più grave di ciò che si immaginava. Sabbatini, giovedì sera, ha parlato da capitano, e ci ha messo la faccia. Tuttavia, lo ha fatto mettendosi in chiaro contrasto con l'allenatore: e non è in interpretazione nostra, viste le parole del tecnico in conferenza stampa. Si tratta di capire se la sua sia stata una presa di posizione a titolo personale, o se esprimesse il malcontento dello spogliatoio. Secondo il Crus, la prima, tant'è vero che, davanti ai giornalisti, ha auspicato un confronto a quattr'occhi. C'è anche da dire, però, che sempre secondo parole rese pubbliche dai protagonisti, ci sarebbe anche qualcun altro scontento. Magari qualche elemento fatto giocare fuori ruolo? O escluso dall'undici titolare? Forse, entrambi i casi. Ci sarebbe una realtà oggettiva della quale tenere conto: ed è la difficoltà di gestire e preparare partite in ambito internazionale. Intendiamoci: nel mondo di oggi, dominato dalla rete e dalle applicazioni professionali, le notizie non mancano. Però, le giornate sono fatte sempre di 24 ore, e le settimane di 7 giorni. Questo per dire che il problema non è procacciarsi i dati, ma elaborarli. Nel nostro piccolo, abbiamo seguito per anni il campionato svedese. Farlo professionalmente significava impiegare, ogni giorno, più di un'ora per leggere siti, giornali e vedere immagini. E non dovevamo preparare partite, ma semplicemente elaborare un paio di articoli di commento alla settimana. Non è un caso che i risultati europei di alcuni club rispecchino una lunga storia continentale: vuol dire esperienza ma, soprattutto, il tornare spesso in luoghi già conosciuti, incontrando squadre di campionati con i quali ci si è già confrontati. Ci ricordiamo, per citare un esempio a supporto di quanto argomentiamo, le parole, qualche mese fa, del tecnico della Fiorentina Italiano, mentre parlava del Basilea: dava la sensazione di avere una conoscenza degli avversari quanto meno approssimativa. E ci stava, secondo i suoi parametri: nella vicina Penisola, il calcio elvetico è considerato di scarso livello tecnico. Fa niente se gli Azzurri sono stati eliminati dalle qualificazioni mondiali per mano della Nati: sono giocatori che militano in campionati esteri. Come sono andate poi le cose, tra i renani e la Fiorentina, ce lo ricordiamo tutti. E le cose sono state figlie di un certo atteggiamento, dovuto anche al fatto che i toscani, al di là della tradizione, non calcavano i palcoscenici europei da parecchio tempo. Mancava, quindi, un certo retroterra di conoscenza. E la sconfitta in Austria di qualche giorno fa è figlia della stessa problematica, anche se è stata rimediata al Franchi. In definitiva, l'Europa è più impegnativa della Svizzera. In quella che è stata la partita decisiva, a Bruxelles, i belgi, col Lugano, hanno assunto l'atteggiamento giusto: palleggiare lentamente, e capire chi avevano di fronte, al netto di quanto visto e preparato nei giorni precedenti, facendo lo slalom tra immagini, statistiche e algoritmi. Quando hanno visto che la fascia destra dei ticinesi era un punto debole, hanno provato a passare da lì. E, cosa importante, hanno subito capitalizzato l'occasione capitata sui loro piedi, cosa che i bianconeri, invece, non hanno fatto. Nel calcio, succede. Che poi abbiano dimostrato, durante tutti i 180', di essere una bella squadra, è un altro dato di fatto: ma, del resto, i risultati della scorsa stagione parlavano per loro. Nonostante il loro allenatore, a volte, ricordi uno Zeidler col cappellino, è un altro discorso. Anche se il tecnico del San Gallo è molto, molto meglio, secondo noi: ma siamo di parte. Ecco, l'Europa la si costruisce poco per volta. In fondo, è stato detto tante volte: questi sono anni di transizione. Il cantiere non è solo a Cornaredo, ma ovunque nell'ambiente bianconero: e questo non andrebbe mai dimenticato. La fase a gironi della Conference League di quest'autunno sarà, prima di tutto, un'occasione di crescita: e come tale andrà considerata, da parte di tutti. Ora, testa al campionato, che rimane il primo obiettivo stagionale: lì, non ci saranno errori nella preparazione della partita. Ma l'importante sarà scendere in campo con il giusto atteggiamento mentale: perché la testa, nel calcio, è molto. E la sconfitta di giovedì sera andrà superata in Svizzera centrale, con una prestazione all'altezza. Loro, sicuramente, avranno sentito le parole di ieri del Crus sul fatto che il Lugano in Conference c'è, e il Lucerna no: il modo migliore per caricarli a dovere, secondo noi. Sarà dura, quindi: ma il passaggio da inquilini dalla parte destra a quella sinistra della classifica avviene attraverso questi passaggi. Che vanno, però, superati, se non si vuole rimanere nella posizione di partenza.