ATLETICA
Cronache dal Galà dei Castelli
Qui corrono e saltano esemplari umani che, dicono, siano di genìa superiore, campioni li chiamano
Pubblicato il 05.09.2023 07:27
di Giorgio Genetelli
Mi sono intrufolato senza problemi di genere o di sesso. Avevo letto su un giornale, appena atterrato dal lungo viaggio da Earendel, che qui sulla Terra non si fanno discriminazioni di nessun tipo. Quindi pure io che ho il naso lungo e le gambe corte sarei stato accolto con indifferenza, quella buona. Con me c’era il mio navigatore, che ha l’abitudine di emozionarsi e che con uno dei suoi sbalzi d’umore si era disteso a terra in stazione a Bellinzona, indifferente agli umani in transito come loro erano indifferenti a lui.
Questo posto qua in cui ci siamo spostati è uno stadio e c’è una festa che si chiama Galà dei Castelli dove corrono e saltano esemplari umani che, dicono, siano di genìa superiore, campioni li chiamano. Di certo superiori a noi due, più alti, più regolari, più veloci, meglio pettinati e soprattutto vestiti di ogni colore, di pelle e di stoffa. Lo stadio è quasi pieno – mi dicono che quando ci sono altre riunioni per vedere il gioco del calcio ormai non c’è quasi più nessuno e quei pochi sono arrabbiati, mentre stasera sembrano tutti felici.
Passano vicino a noi questi filiformi umani a velocità incredibile mentre saltano un ostacolo così alto che io ci potrei passare sotto senza nemmeno chinarmi. Alcuni lanciano un disco, che non è volante come il nostro ma vola con la propulsione delle braccia, non a ioni iperlucosi, e aiutano il volo con grida potenti. Questi ragazzi e ragazze, la meglio gioventù della Terra, ci sfiorano con il loro passo regale a bordo pista, eleganti, sorridenti, ci danno la mano, fanno delle foto (quaggiù hanno ancora questi vetusti apparecchi che producono immagini bidimensionali e che noi abbiamo rinvenuto negli scavi archeologici, datati di circa un milione di anni fa).
Un tipo mi fa che quando c’è il gioco del calcio, gli atleti (si chiamano così) protagonisti fanno un cenno con la mano, di saluto o di scusa, da lontano o al massimo si ammassano tra loro con una contentezza rabbiosa.
Un umano dinoccolato e velocissimo – si chiama Dos Santos ed è un campione di tutte le gare in tutta la Terra - si ferma per una foto, sorride, ci stringe la mano, ringrazia. Noi non abbiamo queste cose su Earendel, ma il tizio di prima conferma che nel gioco del calcio è impossibile, i calciatori sono come alieni (non so cosa significhi), vivono reclusi nel loro mondo, non si possono più toccare e neanche parlare con loro è permesso. Quando torneremo su Earendel, a casa, dopo che il mio navigatore avrà fatto un altro sonnellino per terra, promuoverò l’atletica come avanzamento culturale e sociale, il gioco del calcio no.