Joakim
Maehle è un giocatore danese, milita nel Wolfsburg e proviene
dall'Atalanta. Queste le sue parole a proposito del suo ex allenatore
Gian Piero Gasperini: “La
sua potrebbe essere definita una gestione dittatoriale, basata sulla
paura. Non ero abituato a tutto questo. Decideva su tutto. Non c'era
libertà”. Demiral
ha aggiunto: “È
vero, presto saprete tutto”.
Sulla stessa linea Castagne: “Il
suo metodo non sempre mi andava bene. È un allenatore che si
arrabbia velocemente, che ha molti problemi a controllarsi”.
Gasp è uno degli artefici del miracolo Atalanta. La società ha una
fiducia completa nel tecnico. Ma non tutti sono in grado di reggere i
suoi metodi e il suo operato. Contrasti ci sono stati con Gomez ma
anche con Ilicic, Muriel e Malinovskyij. Dura la vita di un mister
nel calcio moderno. Sono
sempre in bilico. La loro carriera è fluida. Costituiscono il
perfetto capro espiatorio. Quando il progetto non funziona, sono
ritenuti i primi responsabili. Certo sono strapagati. Ma che fatica
devono fare. Hanno il compito di gestire rose pletoriche, composte da
giovanotti ricchi, famosi e attenti alla loro immagine; devono essere
abili comunicatori e pure armarsi di psicologia; sono l'interfaccia
del club con i media. I tifosi vogliono un tecnico stile “sergente
di ferro”, uno che sappia imporsi e che abbia carisma. La vicenda
Gasp attiene alla gestione del 'potere' e alla differenza tra
'l'autorevolezza' e 'l'autoritarismo'. Questioni complicate e forse
irrisolvibili. Ci sarebbe bisogno di 'saggezza' e non bisognerebbe oltrepassare
i 'limiti'. Ma Freud lo ha scritto: “L'io
non è padrone in casa propria”.
perché molto spesso 'l'ego' prevale 'sull'io'.
Calcio
Il metodo Gasp
Piovono critiche sull'operato del tecnico italiano