Calcio
Il metodo Gasp
Piovono critiche sull'operato del tecnico italiano
Pubblicato il 07.09.2023 06:00
di Aristide Lorenzi
Joakim Maehle è un giocatore danese, milita nel Wolfsburg e proviene dall'Atalanta. Queste le sue parole a proposito del suo ex allenatore Gian Piero Gasperini: “La sua potrebbe essere definita una gestione dittatoriale, basata sulla paura. Non ero abituato a tutto questo. Decideva su tutto. Non c'era libertà”. Demiral ha aggiunto: “È vero, presto saprete tutto”. Sulla stessa linea Castagne: “Il suo metodo non sempre mi andava bene. È un allenatore che si arrabbia velocemente, che ha molti problemi a controllarsi”. Gasp è uno degli artefici del miracolo Atalanta. La società ha una fiducia completa nel tecnico. Ma non tutti sono in grado di reggere i suoi metodi e il suo operato. Contrasti ci sono stati con Gomez ma anche con Ilicic, Muriel e Malinovskyij. Dura la vita di un mister nel calcio moderno. Sono sempre in bilico. La loro carriera è fluida. Costituiscono il perfetto capro espiatorio. Quando il progetto non funziona, sono ritenuti i primi responsabili. Certo sono strapagati. Ma che fatica devono fare. Hanno il compito di gestire rose pletoriche, composte da giovanotti ricchi, famosi e attenti alla loro immagine; devono essere abili comunicatori e pure armarsi di psicologia; sono l'interfaccia del club con i media. I tifosi vogliono un tecnico stile “sergente di ferro”, uno che sappia imporsi e che abbia carisma. La vicenda Gasp attiene alla gestione del 'potere' e alla differenza tra 'l'autorevolezza' e 'l'autoritarismo'. Questioni complicate e forse irrisolvibili. Ci sarebbe bisogno di 'saggezza' e non bisognerebbe oltrepassare i 'limiti'. Ma Freud lo ha scritto: “L'io non è padrone in casa propria”. perché molto spesso 'l'ego' prevale 'sull'io'.