CALCIO
"In 30 anni non ho mai visto una simile unità d’intenti"
Mauro Giussani parla del buon momento del Team Ticino, ricordando tra le altre cose gli obiettivi e il metodo dell’Associazione
Pubblicato il 29.03.2021 09:31
di Giacomo Notari
Com’è giusto che sia, il Team Ticino è una delle attrazioni sportive che attira di più l’attenzione in Ticino. Nel Team da quattordici anni, Mauro Giussani ha visto la struttura crescere e diventare un’istituzione importante. Coordinatore Footeco a livello cantonale ma anche responsabile della metodologia di allenamento del Team Ticino e della preselezione nazionale a livello Under-15, quest’ultimo ci ha concesso un intervista.
Si sente spesso passare di questo metodo Fil Rouge. Tu che sei proprio responsabile della metodologia di lavoro del Team, spiegaci in cosa consiste.
"Abbiamo adattato la filosofia di gioco della federazione svizzera alle nostre necessità e da lì è nato Fil Rouge, che non è altro che un metodo di lavoro come ne hanno uno tutte le squadre e partenariati. Ogni metodologia può essere valida dal momento che è adatta al contesto dove viene proposta. Infatti, quello che conta è proprio che questo metodo rimanga vivo. Ogni allenatore deve apportare le modifiche necessarie, proponendo le sue idee e adattando il metodo Fil Rouge alla sua realtà. L’allenatore non dev’essere un semplice esecutore, anzi".
Sei soddisfatto di come il Team Ticino si è sviluppato negli ultimi anni?
"Parto dal principio che dal punto di vista calcistico, quando sei soddisfatto, sei fermo, anzi, finito. Capita che dopo delle vittorie nel week-end, ci troviamo per cambiare diverse cose. C’è sempre qualcosa da modificare per continuare a far progredire i ragazzi. Abbiamo la fortuna di avere una cinquantina di allenatori e responsabili Footeco in ogni regione che partecipano e condividono le loro idee formative. Mai come quest’anno, dopo 30 anni che lavoro in Ticino, c’è stata unità d’intenti come ora. Il poter lavorare insieme a favore di tutto il movimento è fantastico".
Sotto quale aspetto invece il Team Ticino può ancora migliorare per diventare una big della formazione a livello nazionale?
"Anche se le idee ci sono, dobbiamo fare i conti con un budget che non ci permette investimenti pazzeschi. Ritengo comunque che, con i mezzi a disposizione, il lavoro fornito sia buono. Noi non ci fermiamo, anzi. La passione è talmente tanta che ogni mese la mole di lavoro aumenta e gli obiettivi si espandono. Ci adattiamo costantemente per continuare a migliorare. Ultimamente abbiamo ricevuto un nuovo Sistema per l’analisi video ad esempio. Anche a livello di preparazione atletica cerchiamo di essere all’avanguardia".
Pensi che un eventuale promozione del Team Ticino Under 21 in Prima Lega aiuterebbe parecchio l’Associazione a svilupparsi?
"Sì, senz’altro, soprattutto per affrontare avversari diversi. Non bisogna però scordarsi che l’obiettivo dell’U21 è il completamento della formazione, i risultati non sono la priorità. Abbiamo giocatori che oggi sono professionisti e che con noi non sono mai andati oltre la metà classifica. Questo è l’obiettivo, formare i singoli giocatori a diventare professionisti. Lo scopo non è di illudere e promettere a tutti che lo diventeranno, ma garantire impegno, serietà e qualità in parallela alla scuola".
Uno che desiderava sviluppare ancor di più il Team Ticino era Leonid Novoselskiy. Perché non c’è stata l’intesa con quest’ultimo secondo te?
"Non spetta a me giudicare questo, e finché sarà il mio compito continuerò a lavorare seguendo le linee metodologiche che ho appena elencato. È chiaro che qualcuno che acquista un club voglia poter imporre le sue idee, e se decide lui c’è poco da dire. Non bisogna però dimenticare che la gente che lavora qui è tutta altamente formata. Dietro a tutto ciò ci sono anni di formazione. Non basta avere idee di calcio, non per niente la federazione svizzera di calcio richiede un certo percorso formativo per poter occupare certe funzioni".
Un altro nome che si sente ultimamente è quello del giovane Nikolas Muci. Si parla di un interesse della Juventus per il centravanti dell’Under 18, cosa ne pensi?
Nikolas è uno che lavora costantemente con impegno e passione. Sappiamo che partendo presto la strada è più difficile, lo dicono le statistiche. Ma nessuna strada ha del garantito. Anche se non è il mio compito, gli consiglierei di non accelerare il processo, come ha fatto finora. L’ambiente che hai attorno fa la differenza e qui abbiamo anche la fortuna di avere il Lugano in Super League. Esistono anche diverse forme di prestito".
Insomma, le idee e la voglia non mancano, e i risultati ottenuti sul campo confermano anche loro la crescita del progetto. In 15 anni il Team Ticino ha già percorso una gran strada e continuando in un tale modo non ci sono motivi che quest’istituzione cessi di crescere. Lo scopo, a lungo termine, sarebbe ovviamente di vedere sempre più giocatori venir fuori da questo percorso formativo per poi riuscire ad imporsi in Svizzera o all’estero. Gli ultimi esempi sono Siyar Doldur e Nikita Vlasenko, entrambi nel Sion da inizio anno. Il massimo, poi, sarebbe ritrovare un giocatore formato nel canton Ticino arrivare fino in nazionale. Dopo Valon Behrami, Admir Mehmedi, Mario Gavranovic, Gaetano Berardi e Jonathan Rossini chi sarà il prossimo?