Com’è
giusto che sia, il Team Ticino è una delle attrazioni sportive che
attira di più l’attenzione in Ticino. Nel Team da quattordici anni, Mauro Giussani ha
visto la struttura crescere e diventare un’istituzione importante. Coordinatore Footeco
a livello cantonale ma anche responsabile della metodologia di
allenamento del Team Ticino e della preselezione nazionale a livello
Under-15, quest’ultimo ci ha concesso un intervista.
Si
sente spesso passare di questo metodo Fil
Rouge. Tu
che sei proprio responsabile della metodologia di lavoro del Team,
spiegaci in cosa consiste.
"Abbiamo
adattato la filosofia di gioco della federazione svizzera alle nostre
necessità e da lì è nato Fil
Rouge,
che non è altro che un metodo di lavoro come ne hanno uno tutte le
squadre e partenariati. Ogni metodologia può essere valida dal
momento che è adatta al contesto dove viene proposta. Infatti,
quello che conta è proprio che questo metodo rimanga vivo. Ogni
allenatore deve apportare le modifiche necessarie, proponendo le sue
idee e adattando il metodo Fil
Rouge alla
sua realtà. L’allenatore non dev’essere un semplice esecutore,
anzi".
Sei
soddisfatto di come il Team Ticino si è sviluppato negli ultimi
anni?
"Parto
dal principio che dal punto di vista calcistico, quando sei
soddisfatto, sei fermo, anzi, finito. Capita che dopo delle vittorie
nel week-end, ci troviamo per cambiare diverse cose. C’è sempre
qualcosa da modificare per continuare a far progredire i ragazzi.
Abbiamo la fortuna di avere una cinquantina di allenatori e
responsabili Footeco
in ogni regione che partecipano e condividono le loro idee formative.
Mai come quest’anno, dopo 30 anni che lavoro in Ticino, c’è
stata unità d’intenti come ora. Il poter lavorare insieme a favore
di tutto il movimento è fantastico".
Sotto
quale aspetto invece il Team Ticino può ancora migliorare per
diventare una big
della formazione a livello nazionale?
"Anche
se le idee ci sono, dobbiamo fare i conti con un budget che non ci
permette investimenti pazzeschi. Ritengo comunque che, con i mezzi a
disposizione, il lavoro fornito sia buono. Noi non ci fermiamo, anzi.
La passione è talmente tanta che ogni mese la mole di lavoro aumenta
e gli obiettivi si espandono. Ci adattiamo costantemente per
continuare a migliorare. Ultimamente abbiamo ricevuto un nuovo
Sistema per l’analisi video ad esempio. Anche a livello di
preparazione atletica cerchiamo di essere all’avanguardia".
Pensi
che un eventuale promozione del Team Ticino Under 21 in Prima Lega
aiuterebbe parecchio l’Associazione a svilupparsi?
"Sì,
senz’altro, soprattutto per affrontare avversari diversi. Non
bisogna però scordarsi che l’obiettivo dell’U21 è il
completamento della formazione, i risultati non sono la priorità.
Abbiamo giocatori che oggi sono professionisti e che con noi non sono
mai andati oltre la metà classifica. Questo è l’obiettivo,
formare i singoli giocatori a diventare professionisti. Lo scopo non
è di illudere e promettere a tutti che lo diventeranno, ma garantire
impegno, serietà e qualità in parallela alla scuola".
Uno
che desiderava sviluppare ancor di più il Team Ticino era Leonid
Novoselskiy. Perché non c’è stata l’intesa con quest’ultimo
secondo te?
"Non
spetta a me giudicare questo, e finché sarà il mio compito
continuerò a lavorare seguendo le linee metodologiche che ho appena
elencato. È chiaro che qualcuno che acquista un club voglia poter
imporre le sue idee, e se decide lui c’è poco da dire. Non bisogna
però dimenticare che la gente che lavora qui è tutta altamente
formata. Dietro a tutto ciò ci sono anni di formazione. Non basta
avere idee di calcio, non per niente la federazione svizzera di
calcio richiede un certo percorso formativo per poter occupare certe
funzioni".
Un
altro nome che si sente ultimamente è quello del giovane Nikolas
Muci. Si parla di un interesse della Juventus per il centravanti
dell’Under 18, cosa ne pensi?
Nikolas
è uno che lavora costantemente con impegno e passione. Sappiamo che
partendo presto la strada è più difficile, lo dicono le
statistiche. Ma nessuna strada ha del garantito. Anche se non è il
mio compito, gli consiglierei di non accelerare il processo, come ha
fatto finora. L’ambiente che hai attorno fa la differenza e qui
abbiamo anche la fortuna di avere il Lugano in Super League. Esistono
anche diverse forme di prestito".
Insomma,
le idee e la voglia non mancano, e i risultati ottenuti sul campo
confermano anche loro la crescita del progetto. In 15 anni il Team
Ticino ha già percorso una gran strada e continuando in un tale modo
non ci sono motivi che quest’istituzione cessi di crescere. Lo
scopo, a lungo termine, sarebbe ovviamente di vedere sempre più
giocatori venir fuori da questo percorso formativo per poi riuscire
ad imporsi in Svizzera o all’estero. Gli ultimi esempi sono Siyar
Doldur e Nikita Vlasenko, entrambi nel Sion da inizio anno. Il
massimo, poi, sarebbe ritrovare un giocatore formato nel canton
Ticino arrivare fino in nazionale. Dopo Valon Behrami, Admir Mehmedi, Mario Gavranovic, Gaetano Berardi e Jonathan Rossini chi sarà il prossimo?