Il
calcio è un rito laico, ha un cerimoniale che deve essere
rispettato, i suoi protocolli hanno una valenza granitica. Ha
attratto un diluvio di denaro: rappresenta la modernità, ma non la
insegue, la precede. La sua popolarità planetaria non è affatto
sottovalutata. È capace di veicolare significati in maniera
sintetica e senza astruserie. Ha una forza intrinseca e ancestrale,
in grado di sfidare e resistere al tempo. Shaqiri ha 31 anni,
la maggior parte della sua vita l'ha trascorsa in Svizzera. Ma è
stato chiaro: “Se dovessi segnare non esulterò”. Perché?
Una spiegazione è possibile, si possono scomodare categorie
importanti: nazione; identità; radici. Si tratta di tematiche su cui
storici, sociologi, politologi hanno scritto numerosi libri. Il
francese Renan sosteneva che la nazione: “È un principio
spirituale. E serve un plebiscito di tutti i giorni”. La
definizione di Stato è precisa, non ammette discussioni. Nazione
indica una comunità, persone che sentono di avere in comune usi,
costumi, valori. È un elemento di coesione interna e che
differenzia rispetto all'esterno. E forma un'identità. Le persone si
ritengono simili e si integrano, tentano di instaurare un legame
sociale. E poi ci sono le radici, l'attaccamento alla terra.
L'individuo pensa di trovare autenticità e purezza. Quando scende in
campo la Nazionale, quest'ultima rappresenta un simulacro. Altro che
gioco: l'inno che deve essere cantato con sentimento; colori da
portare con orgoglio. La resa non è consentita, lo spirito di
sacrificio deve andare oltre le proprie possibilità. La
dichiarazione di Shaqiri è preventiva e astuta. I gesti nella
società dello spettacolo sono amplificati oltre misura: vanno
misurati e calibrati. Il calciatore sa che la mancata esultanza in
Svizzera sarebbe tollerata anche se non compresa, ma i tifosi della
sua terra d'origine non lo accetterebbero. E deve contenersi,
depotenziare il sentimento.
Calcio

Perché se Shaqiri segnerà non esulterà
Una spiegazione è possibile per cercare di capire una simile scelta