OFFSIDE
Xhaka e Shaqiri: è giusto "farli fuori"?
Le polemiche non si attenuano attorno alla nazionale, che stasera gioca contro Andorra
Pubblicato il 12.09.2023 07:11
di L.S.
È arrivato anche il momento di Svizzera-Andorra: per fortuna, verrebbe da dire, si torna a giocare.
Dopo il discusso pareggio contro il Kossovo, la nazionale di Yakin stasera a Sion deve assolutamente battere Andorra, in cui l’ex granata Ildefonso Lima giocherà la sua ultima partita, per restare in testa alla classifica di un gruppo che altrimenti rischierebbe di complicarsi.
Il pallone tornerà così a rotolare, ma le polemiche non si fermano, e non si fermeranno.
Quello che è successo in questi giorni, con le critiche nei confronti di Shaqiri (ha messo la mano sul cuore anche durante l’inno del Kossovo) e Xhaka (che ha attaccato compagni e allenatori a fine partita, parlando di sfida preparata male), hanno ovviamente inquinato il clima attorno alla nostra nazionale.
Comprensibile la posizione di Pier Tami: per questi ragazzi, ma non solo per loro, ci sono delle partite che sono diverse dalle altre. Sono impegni in cui il cuore e le emozioni entrano maledettamente in gioco, provocando un subbuglio interiore non sempre gestibile.
I gesti di questi due giocatori, che con il loro paese hanno sempre avuto un rapporto molto forte, per non dire speciale, naturalmente danno fastidio alla maggioranza dei tifosi svizzeri, che vorrebbe l’esclusività dei sentimenti.
Ma nello sport, e nella vita, non è così. Verrebbe da dire, per fortuna.
Una spaccatura emotiva che sta facendo discutere e che espone ancora una volta i due rossocrociati a un processo mediatico che sembra averli ormai condannati.
La Svizzera può giocare anche senza di loro? Sì, certo. Anche perché, nonostante siano (stati) due elementi molto importanti per la nostra nazionale, il calcio va avanti e a parte qualche fenomeno che si può contare sulle dita di una mano, spesso è il collettivo a fare la differenza.
Il punto però non è quello. La domanda, piuttosto, è un’altra: è giusto rinunciare a questi due giocatori, sempre che li si ritenga ancora all’altezza della situazione?
La risposta è no. In nazionale devono giocare i migliori. È da sempre così. Anche perché questi ragazzi, a parte un paio di “scivoloni emotivi”, hanno sempre dimostrato di essere una parte importante della nostra squadra.
E allora come si fa?
Qui la palla, decisamente rovente, passa in mano alla Federazione e di conseguenza al suo allenatore, che in questi anni, a partire dal 2018, non hanno mai veramente affrontato il tema in maniera risolutiva.
I “problemi” avuti con Xhaka e Shaqiri dovranno servire per approntare una strategia futura, sempre che si possa pensare di confinare i sentimenti in semplici regole o tabelle comportamentali.
La sensazione è che di questi casi, in una nazionale multietnica come la nostra, che non è di certo un’eccezione a livello mondiale, ce ne saranno sempre. E andranno gestiti e risolti a seconda dei casi, senza farsi prendere dal panico o da reazioni di pancia.