I
calciatori sono considerati dei privilegiati, sono giovani e
milionari. Sono, molto spesso, ritenuti degli eroi invincibili, ma
possono diventare dei capri espiatori e sottoposti al pubblico ludibrio: rappresentato da una perenne contestazione che si
concretizza con il fischio. È una delle regole ancestrali del
calcio: la casacca della Nazionale è sacra, è un emblema che
manifesta l'identità e chi la indossa deve essere sostenuto. Ma
nell'epoca moderna ci sono delle eccezioni. Nelle due ultime
esibizioni con le loro Nazionali Donnarumma e Maguire
sono stati fischiati. Due storie che hanno una trama diversa ma un
esito finale simile. I due sono dei reprobi. L'Italia era di scena,
martedì sera, allo stadio Meazza di Milano. E puntualmente il
portiere è stato fischiato prevalentemente dai tifosi del Milan, che
ancora non hanno accettato il modo con il quale si trasferì al PSG
due anni fa. L'accusa è chiara: doveva essere una bandiera per il
club, lasciò per soldi. Si aggiunga che le prestazioni di Donnarumma
lasciano dubbi. Lui ha signorilmente glissato sull'argomento. I suoi
compagni lo hanno difeso. Spalletti ha spiegato che i fischi sono da
accettare, specificando: “Noi abbiamo il dovere di comportarci
come professionisti, non come bambini viziati. Si sta zitti”.
Non vuole nessuna reazione con “frasettine” sui social. La
risposta va dato in campo, specie se si ha tanto talento. Maguire
è uno dei difensori più costosi in circolazione. Ma ben presto è
entrato nell'occhio del ciclone di stampa e tifosi. Pagato a peso
d'oro, le sue esibizioni non hanno convinto. I sostenitori del
Manchester United hanno esaurito la pazienza e via alla
disapprovazione. E lo stesso trattamento lo riceve, ora, anche in
Nazionale. Nell'amichevole vinta dall'Inghilterra contro la Scozia,
il centrale ha avuto il torto di commettere un autogol. Puntuale è
arrivata la derisione degli spettatori. Southgate è passato
all'attacco: “Non ha mai conosciuto un giocatore trattato in
questo modo e mi riferisco ai tifosi e agli addetti ai lavori. È un
trattamento ridicolo che dura da tempo”. Un film del 1947 con
protagonista Humphrey Bogart avvertiva: “Solo chi cade può
risorgere”.
Calcio
Fischiati e contestati
La strana storia di un portiere e un difensore