La
Juve cade male a Sassuolo e subisce una sconfitta rocambolesca. Ci
sono delle attenuanti: alcuni errori clamorosi commessi dai
giocatori; un episodio arbitrale controverso. Ma il mondo bianconero
ha un grande problema che non ha voluto o potuto risolvere, per
questioni economiche, e che rischia di compromettere la stagione:
Allegri. Gli addetti ai
lavori non hanno dubbi: Madama ha una rosa competitiva, completa ed è
una favorita per lo scudetto. Quest'anno rispetto alle concorrenti ha
un vantaggio essenziale: non disputa le coppe, può preparare le
partite senza sorbirsi lo stress psico-fisico delle competizioni
internazionali. Cosa manca ai piemontesi? Il gioco. Un progetto
tattico definito. Allegri
è prigioniero di sé stesso e delle sue convinzioni. Veicola la
semplicità come schema. È convinto che si possa vincere con la
forza. Punta sul blasone e sulla storia. Ma gli avversari non si
fanno intimorire. Tra l'allenatore e la squadra non c'è nessuna
scintilla, tutto è ordinato, i comportamenti sono prescritti in
maniera scontata. E i tifosi non lo sopportano, lo considerano un
intruso, il sostituto è pronto, è lì che aspetta, è Antonio
Conte, se il cuore spinge forte non lo si può fermare.
La
tradizione è smontata. Il passato è diventato oblio. Il vento del
cambiamento soffia impetuoso e possente. Siete illusi, voi che vi
opponete ai cambiamenti. Siete retrivi, accovacciati su cumuli di
pastoie. La terza maglia del Milan
è un successo. Il design ha colto nel segno. È una combinazione di
colori e non vacillate: ha dietro un pensiero, intende celebrare
l'inclusività e la diversità. E i giovani e la platea
internazionale hanno apprezzato. I numeri sono incontrovertibili, sono chiari: le vendite della novella casacca quasi raggiungono
quelle della prima divisa. Mai successo. E si registrano acquisti
negli Stati Uniti, in Francia e in Germania. Quindi esimi puristi:
deponete le vostre ancestrali convinzioni e apritevi alla modernità
anche per voi c'è posto.
Sarri
va protetto. È un personaggio che si distingue nell'asfittico calcio
italiano. È un ambizioso: vuole vincere non escludendo l'estetica.
Lui è un giochista, Allegri è un risultatista. Ma il momento dei
suoi è delicato, fa finta di essersi trasformato in un realista:
“Ogni squadra ha certe
caratteristiche, incaponirsi solo sulla bellezza sarebbe un
suicidio”. Ora è il
tempo di ricercare un ordine, consapevole che contro la realtà non
ci si può scontrare. Tuttavia confessa: “Se
dovessi scegliere io farei sempre una squadra spettacolare”.
E questo deve valere.