Automobilismo
Il futuro della Formula 1
La FIA e Liberty Media hanno differenti strategie
Pubblicato il 14.10.2023 04:10
di Anais Cornolti
Le tensioni tra la FIA e Liberty Media, detentrice dei diritti commerciali della Formula 1, sono palesemente evidenti da tempo. Il presidente della FIA, Mohammed Ben Sulayem, ha chiaramente una visione opposta rispetto a quella della società americana riguardo l'ingresso di nuove scuderie nel paddock. Liberty Media si è più volte opposta all'arrivo di nuovi team, preoccupata per l'eventuale impatto economico negativo sulle scuderie già presenti nel campionato di Formula 1. Questa perplessità è condivisa da molti team principal presenti nel paddock, i quali non vedono di buon occhio l'ingresso di Andretti Cadillac. Tuttavia, il presidente della FIA ha una visione opposta e sogna di accogliere nuovi partecipanti. Non è l'unico conflitto in atto, c'è anche la questione del calendario. Infatti, il prossimo anno sono previsti ben 24 appuntamenti, nonostante il presidente della FIA si sia già espresso in modo contrario, preferendo ridurre i Gran Premi a 19-20. Questa situazione ha generato diverse prese di posizione da parte dei piloti. Proprio il fresco tre volte campione del mondo Max Verstappen ha sottolineato come la frenesia della Formula 1 stia cominciando a diventare pesante e difficile da sopportare. A riguardo aveva addirittura minacciato di lasciare le competizioni prima del previsto se non dovesse più trovare divertimento nella competizione. E non è stato l'unico pilota a fare sentire la propria voce sulle strategie commerciali di Liberty Media, segno che i malumori stanno crescendo. È evidente che Liberty Media, consapevole del potenziale della Formula 1, sa bene di dover puntare assolutamente a conquistare quelle fette di mercato che possono portare ricavi importanti. Un esempio tangibile è proprio il mercato americano, che quest’anno ospiterà ben tre Gran Premi. La Formula 1 è in costante cambiamento ma sembra che gli attori principali stiano iniziando a manifestare un crescente malcontento.