CALCIO
"Non è solo colpa di Yakin"
Régis Rothenbühler torna sul pareggio della nazionale contro la Bielorussia
Pubblicato il 16.10.2023 10:28
di L.S.
Il giorno dopo fa male ancora pensare al rocambolesco pareggio contro la Bielorussia.
Régis Rothenbühler, ex difensore della nazionale, parte, nella sua analisi, dall’allenatore, sotto accusa in queste ore.
“Yakin avrà commesso i suoi errori, soprattutto di formazione, ma gettare tutte le colpe sulle sue spalle mi sembra ingeneroso”.
In effetti ha fatto molto discutere la squadra messa in campo:
“Ci siamo fatti tutti tante domande sulla titolarizzazione di Steffen a discapito di Ndoye, che ha fatto molto bene finora a Bologna, ma è anche vero che offensivamente mancavano parecchi giocatori. Credo che anche Yakin sia cosciente di aver sbagliato qualcosa, ma non ritengo che tutti i problemi siano da ricondurre unicamente all’allenatore”.
Di chi sono dunque le colpe?
“Beh, io credo che la cosa più importante in momenti come questi, sia non lasciare da solo l’allenatore. Il segreto è rafforzarne la posizione, renderlo più forte, cosa che per il momento non mi sembra stia riuscendo”.
E come si può fare?
“È un lavoro di gruppo, di chi gli sta vicino: tutti devono assumersi le proprie responsabilità. Perché se è vero che quando si vince è lo staff che lo fa, quando si perde non può essere soltanto colpa dell’allenatore”.
Nessuno ovviamente si aspettava quest’ennesimo passo falso, dopo i pareggi con Romania e Kosovo:
“La preparazione della partita aveva già regalato qualche incertezza: il rinvio della sfida con Israele poteva essere l’occasione per il gruppo di passare qualche giorno assieme, invece ai giocatori sono stati concessi due giorni di vacanza in più. Peccato, un’occasione persa. E poi c’è il campo: a San Gallo, in ottobre, non è mai facile giocare per chi attacca. Lo è molto più per chi difende. Anche quella per me è una scelta sbagliata”.
Tornando a Yakin, potrebbe rischiare adesso?
“È ovvio che quando non arrivano i risultati il primo che rischia è sempre il tecnico. Siamo in difficoltà in un gruppo che oggettivamente è piuttosto debole: già arrivare secondi sarebbe una delusione, anche se è vero che alla fine l’importante è qualificarsi. Ma da Yakin sono sorpreso di una cosa…”.
Quale?
“Che abbia problemi, almeno così si dice, con il gruppo. È sempre stato una persona molto disponibile, uno che è sempre andato d’accordo con tutti. Strano che ci siano questi problemi. Anche sul campo, ricordando com’èra lui quando giocava, ossia concentrato e attento ai particolari, mi stupisco nel vedere certi errori da parte dei suoi giocatori”.
Che tipo di errori?
“Di marcatura, ad esempio. In area di rigore stiamo troppo lontani dagli attaccanti avversari. Mi sembra strano che possa accadere a questi livelli. Sembra quasi che manchino dei principi di gioco, che a questi livelli dovrebbero essere scontati. Ma ovviamente non è solo colpa del tecnico. La responsabilità è collettiva e adesso anche i giocatori devono iniziare a capire che non si può andare avanti così. È tutta gente che gioca in grandi campionati”.
Cosa succederà in questo mese che ci separa dalle ultime tre partite:
“Non lo so, ma credo che verrà fatta un’ulteriore analisi di questo periodo. Bisogna capire bene qual è esattamente il rapporto tra il tecnico e i giocatori, perché se questi ultimi lo mettono veramente in discussione, allora per la federazione le cose potrebbero complicarsi”.
Anche perché non possiamo permetterci di non qualificarci, vero?
“Sarebbe una catastrofe, a tutti i livelli. Se dovessimo perdere con Israele il rischio però diventerebbe reale…”.
Una cosa a cui nessuno vuol veramente pensare.