CALCIO
Quegli errori che...
Il Lugano "domina" la partita ma si fa infilare dal GC: in attacco manca qualcosa
Pubblicato il 23.10.2023 09:17
di Silvano Pulga
Nel calcio esiste una leggenda: le tabelle. Si racconta che l'Inter, nella stagione 1970/71, fu presa in mano dai senatori, reduci della squadra che vinse tutto negli anni '60,  i quali convinsero la dirigenza ad allontanare il sergente di ferro Heriberto Herrera per assumere il più malleabile Giovanni Invernizzi, con cui si raccontò che lo spogliatoio, placato, stese una tabella, da lì alla fine del campionato. La svolta, come ricordano quelli coi capelli bianchi, fu la sfida di San Siro col Napoli, ribaltata dai nerazzurri nella ripresa (2-1 per la Beneamata, rimasta in dieci, e con molte polemiche per il rigore che diede il via alla rimonta dei milanesi: moltissimi anni dopo Mazzola rivelò a Repubblica di essersi recato nello spogliatoio dell'arbitro durante l'intervallo, per un confronto piuttosto franco, ma questa è un'altra storia). 
La digressione storica per dire che, sicuramente, nella testa dei bianconeri ticinesi, ieri, c'erano tre punti. E la rabbia di Mattia Croci Torti, a fine gara, ci stava tutta. Al di là del fatto che il gol del vantaggio delle Cavallette è arrivato, manco a dirlo, su palla ferma, sino a quel momento la partita l'avevano fatta i bianconeri, che possono anche reclamare per un fallo di mano in area nella prima frazione, sembrato evidente anche dal campo e a velocità normale, ma che non ha attratto l'attenzione degli arbitri in campo e, soprattutto, di quelli presenti in sala VAR.
Il resto è stato il pareggio di Hajdari, che aveva qualcosa da farsi perdonare in occasione della rete del vantaggio zurighese, messo a segno da Schürpf, e un Lugano che ha tentato in tutti i modi di vincere, tanto da concedere ai padroni di casa l'ultimo tiro, in pieno recupero: a infilare così Saipi per il gol decisivo è stato Ndenge, con un bel tiro dalla distanza, che si è però insaccato sul primo palo. Ecco, spiace doverlo dire, ma a portieri invertiti, forse, la sfida avrebbe avuto un risultato differente, nonostante il gol dei bianconeri sia arrivato proprio da un errore dell'estremo difensore zurighese il quale, però, tra i pali, ha offerto una prestazione di spessore, risultando decisivo.
Non ci voleva: iniziare una settimana così importante, con questo risultato, non è certamente di buon auspicio. Al di là delle pecche difensive, che sono ormai un marchio di fabbrica da diverso tempo, e che si pensava potessero essere risolte col rientro in squadra di giocatori fisici, manca, in questo momento, un finalizzatore efficace. Celar si è perso: e bisognerà recuperarlo, al più presto. Perché con l'addio di Amoura il suo talento, la sua freddezza sottoporta, sono indispensabili a questo Lugano. Aliseda (che comunque non ci sarà per qualche tempo, come sappiamo) ha un altro tipo di gioco, così come Bottani e Steffen, che hanno fatto bene entrambi, e Vladi, che ha delle potenzialità e dei margini di crescita, non è ancora pronto per mettersi sulle spalle il peso dell'attacco dei ticinesi. 
Ora arrivano due partite importantissime, per la squadra del Crus. Serviranno grinta e tanta, tanta intelligenza: perché ieri, a chiudere su Ndenge, ci doveva essere Hajdari, che invece aveva perso un pallone nella tre quarti avversaria, preso dalla foga di cercare a tutti i costi quei tre punti che, nella sua tabella personale, erano segnati alla voce "Zurigo - 22 ottobre". Ecco, servirà a questo punto ragionare sulle cose che non sono andate bene, anche se la squadra ha mostrato gamba e vita. E dobbiamo dire con onestà che, se fosse andata diversamente, avremmo scritto di aver visto un buon Lugano: però alcuni errori individuali, alcune situazioni sono state pagate a caro prezzo. E anche quelli sono fatti oggettivi, in grado di far venir meno quanto di buono si è visto.