Calcio
Serie A, finalmente una domenica emozionante
Thuram impone la sua forza, Napoli e Milan si fanno prendere dalla frenesia
Pubblicato il 30.10.2023 11:00
di Angelo Lungo
Finalmente una domenica divertente, una giornata di Campionato particolare. L'Inter, al Meazza, aspettava il reprobo, il traditore. Non si è parlato d'altro: il ritorno di Lukaku a Milano. Parafrasando il poeta: colui che fece, preda dei suoi umori, il gran rifiuto. L'interismo si aspettava un suo gol, temevano l'incombere inesorabile e in maniera ingiusta della legge del contrappasso. Ma tra Inter e Roma non c'è stata partita. I giallorossi si sono solo difesi. Si sono consegnati all'avversario, hanno giocato sperando di colpire nel finale. E l'occasione, fortuita, l'hanno pure avuta ma Sommer è stato prodigioso e ha sventato la minaccia. Sembrava che il risultato non si potesse schiodare. Ma Thuram ha deciso: voleva diventare definitivamente un idolo per il popolo nerazzuro. E proprio sotto la curva ha spedito in rete il pallone che ha decretato la vittoria per la propria squadra. Sotto gli occhi del padre che in tribuna lo ha accompagnato amorevolmente durante tutta la gara. La ferita è sanata. Lukaku è lontano: il rimpianto è evaporato. Ora c'è Thuram con la sua calma e con la sua forza dirompente e inaspettata. È poi arrivata l'ora di Napoli-Milan. Una partita dove è successo di tutto. La faccia inedita e sporadica del calcio italiano. Le squadre si sono affrontate alla garibaldina. Non c'è stata nessuna tattica. L'ordine in campo non è mai sceso. Attacchi continui. E i rovesciamenti di fronte non si sono contati. Tutto molto bello ed emozionante: perché ha prevalso l'imperfezione e l'estemporaneità. Lombardi e campani hanno un problema con i loro allenatori. Pioli non si sente più un “normale”, un “ordinario”. È ammaliato dal profumo del potere. Si percepisce forte e saldo. Non ha forse contribuito a esautorare Maldini? Le sostituzioni di Leao e Giroud hanno significato preciso, ha inteso affermare: qui comando io. Il Milan non convince. Sono anni che dipende dalle giocate di Hernandez e Leao. Garcia agisce sotto la tutela del suo Presidente. Il suo destino è incerto, i suoi giocatori si muovono sotto la spinta dei nervi. Lo schema è la precarietà. Nulla da segnalare sul pianeta Juve, è l'estensione del dominio della norma: convince solo per i risultati, il gioco non interessa, come racconta la storia.