La
modernità ha due categorie dirimenti: il successo e il fallimento.
Ma il fallimento non è concesso. È la cosa peggiore che possa
succedere. Non è contemplato fallire, pena l'oblio e la colpa di non
essere stati all'altezza dei parametri imposti dalla società. Si
vuole dimenticare l'imperfezione dell'essere umano, la sua
precarietà e in fondo la sua debolezza. Ma il successo è fugace,
consente di salire sul palcoscenico per un istante. Il fallimento
contribuisce a definirci, a mettere un limite all'ego, a sviluppare
sensibilità e raffinatezza di sentimenti. Nel mondo dello sport è
il risultato che determina la visione positiva o negativa di un
percorso. Poco importante averci provato, aver tentato. Ma Aaron
Smith, giocatore della nazionale neozelandese, una settimana dopo
aver la finale della Coppa del Mondo, sta facendo ancora parlare di
sé. La sua storia non è esemplare nella sfaccettatura moralistica
del termine, è una grande testimonianza. Come noto gli All Blacks
hanno perso la partita per un punto contro il Sudafrica. Terminato
l'epico incontro, la reazione dei neozelandesi ha stupito, nessuna
frustrazione, nessuna rabbia, rammarico contenuto. Un comportamento
impeccabile, hanno ritirato la medaglia e nessuno l'ha tolta dal
collo. Aaron Smith ha 34
anni, nella sua carriera sportiva ha vinto e perso. È rimasto in
campo, coinvolgendo il figlio in quei particolari momenti. Ha deciso
di condividere con il piccolo tutto il cerimoniale, parlando e
conversando con lui sul prato verde. Ha ricevuto la medaglia con il
bambino. Entrambi sorridevano, non aveva al collo la medaglia d'oro
ma quella d'argento. Quest'ultima è quello del battuto, dello
sconfitto, del secondo classificato. Aaron Smith ha trasmesso una semplice lezione: importante è competere, cercare di
arrivare. Si deve camminare e non arrivare. L'obiettivo non deve diventare un'ossessione. Il racconto
dello sport è dominato dai vincenti: eleva il successo e deprime il
fallimento. Non sempre si può vincere. Anzi, il perdente coerente è
bello: perché imperfetto.
Rugby
Il senso della sconfitta di Aaron Smith
Dove si parla di successo e fallimento, di perfezione e di imperfezioni