Calcio
Come gioca la Juve di Allegri
I bianconeri sono arrivati quasi in vetta
Pubblicato il 06.11.2023 07:00
di Angelo Lungo
Il Campionato racconta che lo scontro dovrebbe essere Inter e Juve. Tifosi e mass media sono accontentati. La "singolar tenzone" si annuncia dilaniante e melodrammatica: Juve e Inter manifestano idiosincrasia. È uno scontro identitario. Non si percepiscono come avversari, ma si sentono come nemici. I loro scontri ricercano la polemica, la fomentano. Si incontrano poiché non hanno scelta. Ma il dibattito è incentrato su un tormentone: come gioca Allegri. La risposta è semplice, lo schema tattico punta sulla difesa a oltranza. Gli avversari possono prendere campo, possono tenere palla, possono pressare alti. Alla Juve non interessa. L'idea è quella non di ripartire ma di filare via in contropiede. E scommettere sull'errore altrui che quasi sempre arriva. Vlahovic non è schierato, Chiesa deve correre e poi, puntualmente, essere sostituito. Gli attaccanti sono raggiunti molto spesso con il lancio lungo. La società ha piena fiducia nel suo allenatore lo ha sempre sostenuto e pensa che lui sia l'uomo giusto. Le ambizioni sono, fintamente, declamate al ribasso. Ma la soddisfazione latente è quella di battere i grandi favoriti del torneo. Allegri si sente sicuro di sé, la granitica difesa a tre non la smonta mai, anche quando deve affrontare un solo attaccante. Non ha le coppe e può lavorare settimanalmente per preparare le gare. In campo lo spettacolo non gli interessa, vuole il risultato, per lui conta solo solo vincere, crede che orpelli e fronzoli siano residui, buoni per gli esteti. In panchina comincia a dirigere le operazioni in maniera ordinaria e atarassica ma poi si scatena: si toglie la giacca, la scaraventa per terra, rimane in camicia e urla. È tetragono alle critiche, ai rilievi sui risultati stiracchiati e sparagnini. Intanto Milano e Firenze sono state espugnate. L'autostima e la convinzione della squadra crescono e si alimentano. L'Inter è davanti solo due punti. Il 26 novembre arriverà a Torino e sa che che cosa l'aspetta: basta studiare la storia. I piemontesi hanno una convinzione: la Beneamata non sa gestire la pressione di Madama.