Come
noto, in diversi sport di squadra esiste il timeout. Ecco, se non ci
fosse stata, questa sosta per le nazionali, avrebbero dovuto
inventarla: perché mai come oggi, a Lugano, c'è bisogno di una
sosta. Serve tempo per recuperare qualche infortunato, per far
trovare la forma ad alcuni giocatori in fase di ripresa dopo una
sosta forzata, per riposare mentalmente. Perché, contro lo Zurigo,
la sensazione di una squadra stanca e svuotata, soprattutto
mentalmente, è stata evidente. E, a fine partita, nessuno dei
protagonisti ha provato a negarla, seppure con diverse sfumature.
Roman Macek, a fine gara, non si è voluto nascondere: secondo lui la
squadra è forte, e ha ambizioni adeguate, anche se adesso i
risultati non arrivano. Il ceco, tuttavia, non ha certo negato che
tante reti incassate sono frutto di errori individuali. E anche
Mattia Croci-Torti, a fine partita, senza volersi sottrarre alle
proprie responsabilità, non ha potuto che prendere atto di un
atteggiamento non consono da parte di diversi dei suoi: soprattutto
nella prima frazione, dopo aver subito il gol (frutto di una mancata
chiusura di Arigoni su Guerrero) i bianconeri arrivavano sempre dopo
sulle seconde palle, e perdevano praticamente tutti i duelli
individuali. Da lì i 4 cambi a inizio ripresa: ma, come ci ha detto
il mister in sala stampa a fine partita, potendo, ne avrebbe cambiati
di più. La realtà è che gli impegni ravvicinati (la squadra è
rientrata in Ticino all'alba di venerdì) sono già di per sé stessi
una tara non indifferente; se poi ci aggiungiamo la raffica
d'infortuni che sta colpendo la squadra bianconera in queste ultime
settimane, il quadro è completo. Certo, il tecnico non si nasconde
dietro questi inconvenienti: però, è un fatto oggettivo che lo
Zurigo abbia la retroguardia più forte della Super League, assieme
alla capolista Young Boys (la quale, però, ha disputato una partita
in meno). E, per provare a superarla, il Lugano ha messo in campo
Bpris Babic, che non va in gol da un anno. Aggiungiamoci la necessità
di far riposare alcuni elementi (Steffen, per esempio) ed ecco che
diventava senz'altro difficile fare risultato, a Cornaredo, contro i
tigurini. Non si può fingere che non esistano le differenze di
valori individuali in campo. Al Crus non è piaciuto l'atteggiamento,
la mancata reazione dopo il gol. Ci sta, ma è anche vero che, in un
gruppo con le forze al lumicino, con la panchina corta, trovare le
energie mentali per reagire diventa difficile. Al di là di episodi,
errori individuali, situazioni, la realtà oggettiva dice che, dopo
l'impresa in Turchia, i bianconeri hanno subito 6 sconfitte su 8
partite, delle quali 4 in campionato, dove hanno fatto un solo punto
nelle ultime 5 giornate. Se è vero che vincere aiuta a farlo di
nuovo, perdere, al contrario, deprime. Ed ecco arrivare, come una
benedizione, la sosta internazionale la quale, nelle intenzioni del
Crus, dovrà servire anche a ricompattare spogliatoio e dintorni.
Come detto da Roman Macek, a fine partita, l'ambiente è consapevole
sia delle aspettative della dirigenza che dell'importanza delle
partite in programma da qua sino alla sosta invernale. Il Lugano, in
fondo, è ancora in corsa in Europa e in campionato. Come noto,
basterebbero un paio di risultati positivi per riportare energie
positive nell'ambiente. Si ripartirà con il derby ticinese a
Yverdon: una sfida non facile, ma piena di fascino. E che potrebbe
essere la rampa di lancio per la difficile trasferta in nord Europa.
Calcio
Lugano, c'è bisogno di una sosta
I bianconeri sono apparsi stanchi, svuotati sul piano fisico e mentale