Calcio
Il tiro mancino e bellissimo di Dimarco
Ma il campionato racconta che il Napoli e il Milan sono in crisi
Pubblicato il 13.11.2023 07:30
di Angelo Lungo
A Napoli è tutto da rifare. Negli ultimi sei mesi la gestione di De Laurentiis ha perso di credibilità, la programmazione è evaporata, la lucidità è scomparsa. E il progetto è imploso su sé stesso. È passato solo anno: la stagione scorsa gli azzurri dominavano il Campionato e facevano paura all'Europa intera. Sembravano una squadra quasi “perfetta”. Tutto funzionava. Via Spalletti, via Giuntoli, via il centrale Kim e tutto è precipitato. Il presidente ha deciso di accentrare, voleva dimostrare che il Napoli coincideva con la sua persona che fosse l'unico indispensabile. Ma gli equilibri nel calcio sono precari, la continuità è una categoria complicata da raggiungere e mantenere. E serve concertazione. De Laurentiis ha voluto affermare: qui comando io e questa è casa mia. Ha scelto un allenatore in maniera provocatoria. Convinto di essere al di sopra della normalità, sicuro di essere speciale e unico. Rudi Garcia non aveva nulla da dire al calcio che conta. Ha accettato per inerzia, pensava di poter galleggiare. E lo sprofondo azzurro si è consumato in maniera inesorabile. A Milano, sponda rossonera, il tecnico è apparentemente saldo. Non è a rischio, lo ha salvato la vittoria contro il Psg. E tuttavia il problema è evidente e la soluzione non arriva. Pioli sta peccando di superbia, il superbo è un presuntuoso, si vanta della sua posizione e del suo potere. Cardinale ha giubilato Maldini con uno scopo preciso: depotenziare l'area tecnica. E investire dell'autorità, quasi, completa l'allenatore: così fanno gli americani. Ma Pioli è speciale, la sua forza era l'ordinarietà e il fatto che fosse sottovalutato. Ha voluto sfidare il destino e dimostrare di essere uno dei migliori. Televisioni e stampa lo hanno protetto e lo hanno difeso. Le uniche voci di dissenso provengono dai tifosi. Il Milan non è una squadra organizzata, procede tentando e gioca in maniera estemporanea. Campionato e coppa sono in bilico. Federico Dimarco ha fatto coincidere professione e tifo. In prima squadra è arrivato quasi per caso. Ha un piede fantastico, accarezza la palla. È un esistenzialista, rappresenta l'interismo in guisa viscerale, lo esalta e lo manifesta. Era lontano dalla porta oltre 56 metri, ha deciso, non ha pensato, ha tirato, non ha immaginato. Ha segnato un gol magnifico. Ha disegnato una parabola inimitabile. E ha stupefatto. Meraviglia ed esultanza hanno lasciato il posto alle domande: Che cosa ha fatto? Voleva tirare? Provaci ancora Federico. Noi sappiamo che ci puoi ancora riuscire: perché tu ci credi.