Il
calcio è la continuazione della propaganda politica con altri mezzi.
La sua popolarità non ha confini, la sua forza non ha limiti. In
Argentina, tra qualche giorno, ci sarà il ballottaggio per designare
il nuovo Presidente, gli sfidanti sono Sergio Massa e il candidato
populista Javier Milei. Lo scontro è durissimo, l'ultima polemica
riguardo lo sport: la proposta è quella di privatizzare le
formazioni di calcio nazionali. Le proprietà sono Associazioni senza
fini di lucro e diventerebbero società private o Corporazioni.
Sarebbe un'intuizione di Mauricio Macri (ex presidente della Repubblica ed ex numero
uno del Boca Juniors), ripresa da Javier Milei. Immediata è arrivata
la risposta delle società che hanno manifestato la loro contrarietà.
Boca Juniors, River Plate, Rosario Central, Independiente e altri
club non hanno dubbi, ritengono il progetto irrealizzabile, poco
lungimirante e tradirebbe una lunga tradizione. Il Boca Juniors
sostiene che intende: “Restare fedele alle proprie
origini, difese per quasi 120 anni, perché il club appartiene alla
sua gente”. Pure la Federazione, attraverso le parole del
tesoriere Pablo Toviggino, si è schierata ufficialmente e ha preso
una netta posizione: “No alla trisitezza! No alla
privatizzazione del calcio”. La vicenda investe aspetti
economici, fiscali e culturali. Il modello di riferimento è quello
inglese. La dinamica prettamente interna attiene al legame tra calcio
e politica. Sergio Massa è stato un dirigente calcistico. Ma c'è
anche un'altra corsa presidenziale, riguarda la guida del Boca: da un
lato c'è l'amatissimo Roman Riquelme (ex giocatore); dall'altro la
cordata guidata da Macri. I tifosi contano, con la loro pressione
costituiscono una formidabile forza persuasiva e poi votano.
Calcio
"Privatizzati? Mai"
Argentina, quando il calcio si intreccia con la politica