CALCIO
Gli ultras sono noiosi
Le proposte geniali sono sempre le stesse e loro sembrano tutti uguali
Pubblicato il 14.11.2023 09:16
di Giorgio Genetelli
Due giorni a fare il Tour de Romandie in treno e i riti stanchi degli ultras non balzano nemmeno più all’occhio, tanto sono triti. Al massimo nell’occhio entra il fumo che scatenano e nelle orecchie l’ossessivo canto gutturale ritmato dai soliti tamburi con la pelle d’asino, il che già la dice lunga. D’accordo, negli stadi svizzeri i curvaioli non raggiungono certi livelli inarrivabili di inciviltà, eppure ci sono e ogni tanto scassano.
Le proposte geniali sono sempre le stesse: corteo semibellico dalla stazione allo stadio, allestimento di stracci colorati con scritte o minacciose o criptiche, i cori suddetti e senza sosta, richiesta di giocatori ai saluti o alla prostrazione, altra marcia di ritorno, treno speciale. Poi succede come nella placida Yverdon che gli ultras del Losanna non abbiano voglia di chiudere il sabato alle otto e mezza e allora scatenano una guerriglietta dimostrativa che terrà impegnata per un’ora un considerevole dispositivo di polizia. Ho osservato tutto dal parco: inutile e drammatico, ma soprattutto patetico.
A Ginevra, qualche ora più tardi ed è già notte, sfilano a Plainpalais gli ultras del Basilea, già in pista e autoreferenziali per la partita del giorno dopo tra la squadra renana e il Servette. Ginevra, la metropoli più piccola del mondo, quella dei passanti che non guardano in faccia a nessuno, non degna di una sola nota i barbari finti del Basilea, che vanno oltre e dove mai a concludere un giorno di scarsa gloria e di pioggia certa.
Poi allo Stade de Genève accenderanno fumogeni e fuochi per abbellirsi e rompere i maroni, sempre soli, autistici, chiusi in sé stessi e nei loro riti stanchi e banali, ripetuti in catena di montaggio. Noiosi fino allo stremo, bivaccanti, chiusi a mandria come le pecore nelle stalle, tutti e ovunque vestiti di nero, incuranti degli eventuali colori sgargianti delle loro squadre, nere le giacche, i berretti, i fazzoletti, obsolete le proteste contro il calcio moderno che ancora li accoglie e li pone nella riserva assegnata dentro l’impianto di turno.
Credo che di ciò che succeda in campo non interessi nulla: cantano e affumicano senza sosta, anche durante i gol e sembra non importare in quale porta. Non lo sanno, ma questa ritualità è tutto tranne contro il sistema, è solo banale dottrina globale e spesso, per distinguersi, si danno al sopruso o al malaffare.
I sociologi e gli psicanalisti, nonché la politica, ci fanno sopra teorie di una certa profondità, occhieggianti e moralistiche a seconda del pensiero utile. Ma a noi che siamo sempre lì negli stadi sembrano tutti uguali, gli ultras del conformismo più stantio che difendono un territorio ambito da nessuno e con nemici inventati per dare un senso alla banalità.