Tennis
Sinner è ambizioso
L'italiano batte il numero 1 al mondo e prosegue nel suo percorso di crescita
Pubblicato il 15.11.2023 06:34
di Aristide Lorenzi
Tre set, tre ore e Jannik Sinner riesce a battere il numero uno al mondo. L'italiano era deciso, voleva mostrare la sua forza. Era consapevole che fosse scoccata l'ora: quella di porsi come un campione e non più come una potenziale promessa. Niente più sospensione nel limbo degli indecisi. L'altoatesino anelava una vittoria simbolica, una di quelle che possono segnare una carriera anche se il passaggio del turno non è ancora matematico. E Torino lo ha abbracciato, lo ha sostenuto, lo ha innalzato, .lo ha spinto oltre. Lui è raggiante: “Il privilegio non è vostro che avete visto il match, ma sono io il privilegiato a sentire questo amore”. La partita si è giocata su un equilibrio costante che è filato via e ha contribuito ad aumentare continuamente il livello di emozione. Il tie break finale è stata l'apoteosi per l'italiano, un crescendo di parossismo. Vissuto sul filo del probabile che diventa possibile. L'urlo dei 15mila presenti è stato assordante, tutti in piedi a fremere e a esultare. L'Italia del tennis vuole il suo campione, sente che il prodigio sta per diventare una realtà. Ma serviva una prova tangibile: mettere in discussione il dominio, almeno temporaneamente, del migliore del mondo e forse il più forte di tutti i tempi, almeno per le vittorie ottenute, perché il più grande, in termini di classe e stile, è stato uno svizzero ma questa è un'altra storia. Dopo l'impresa Sinner confessa: “Penso di avere ottenuto una vittoria straordinaria. L'atmosfera è stata incredibile: il pubblico mi ha aiutato”. È consapevole che deve ancora migliorare e imparare, il processo non può fermarsi. Djokovic ha applaudito l'avversario: “Ha meritato. Ha avuto più coraggio di me. L'ostilità del pubblico me lo aspettavo. È normale”. Tutto normale? Non proprio, sembrava di essere allo stadio. Alla fine il serbo è stato pure applaudito, ma prima ci sono state provocazioni e fischi. Djokovic ha risposto alle contestazioni, ponendosi come un direttore di orchestra. Lui non ha paura di giocare contro. Una situazione inedita: l'Italia lo ha sempre amato. Ma si sa: lo sport è la rappresentazione dell'identità nazionale con altri mezzi e questo succede ormai anche nel tennis. I tempi cambiano, purtroppo.