OFFSIDE
Quattro interviste e una riflessione
Spacek, Zwerger, Koskinen e Joly: il loro futuro fa pensare il tifoso
Pubblicato il 17.11.2023 09:53
di L.S.
Bastano poche parole per scatenare nel tifoso una reazione.
Quelle di Spacek, ma soprattutto di Zwerger, che abbiamo ascoltato ieri sera a Fuorigioco, non hanno certo lasciato indifferenti i tifosi dell’Ambrì Piotta.
Gli è stato chiesto del loro futuro, con la chiara intenzione di sapere se sarebbero rimasti in Valle anche la prossima stagione.
Spacek, freddo come quando segna un gol e poi non esulta, ha liquidato la questione con un “non ho parlato di niente finora, c’è ancora la seconda parte di stagione. Voglio solo giocare. Ora sono qui, poi vedremo”.
È uno straniero si dirà e non tutti si innamorano della squadra in cui giocano: oltretutto è soltanto alla seconda stagione in biancoblù.
Bisogna capirlo, è un professionista e quando non fa esercizio di verbale ipocrisia, si esprime così. Punto. Senza quell’attaccamento, o romanticismo che dir si voglia, che noi tifosi continuiamo a voler vedere anche dove non c’è.
E cosa dire allora di Zwerger? Lui sì che dovrebbe avere l’Ambrì nel cuore, uno che ne ha vissute tante con questo club che in passato gli ha dimostrato grande affetto. Dovrebbe essere uno dei simboli, un trascinatore, uno che almeno a gesti dimostra dentro e fuori dal ghiaccio la sua passione per quello che fa. E dove lo fa. E invece no, anche qui, tanta freddezza. Inattesa, pesante come un macigno. “L’hockey è business e per il futuro non mi immagino nulla. Ha in mano tutto il mio agente”.
Non una parola sull’Ambrì, sull’idea, seppur remota, di voler restare, di trovarsi bene in questo club famigliare che lo ha sostenuto in alcuni momenti non proprio facilissimi.
Anche lui, se sarà il caso, è pronto a partire, senza grossi rimpianti. È ciò che sembra dalle sue parole.
Ha ragione Davide Mottis, ex presidente dei Rockets e già membro del comitato dell’Ambrì, a dire che “alla fine è importante ciò che fanno sul ghiaccio”.
È un modo con cui il tifoso si protegge, con cui evita la delusione per un amore non (completamente) corrisposto. Un sentimento che soltanto il tifoso può sentire. Dovremmo essere abituati in questo sport a cui interessano quasi solo esclusivamente i soldi. E invece no, ci restiamo ancora male. Per fortuna ci passerà. Ci è sempre passata.
Sul fronte Lugano si sa che il portiere Koskinen non farà più parte della rosa della prossima stagione. Con un contratto in scadenza, il club ha già fatto sapere di voler puntare la prossima stagione su due portieri svizzeri.
Lui sembra rassegnato e le sue parole sanno di addio: non solo da Lugano, ma forse anche dall’hockey. Vedremo. “A fine stagione farò le mie valutazioni e poi le comunicherò”. Le ascolteremo, ma ovviamente per il club bianconero non cambierà nulla. La speranza è che da qui a fine stagione il portierone riuscirà a tirar ancora fuori il meglio di sé.
Si conclude con Joly, che nonostante una caterva di gol e assist nelle ultime settimane, nemmeno lui conosce il suo futuro. Se ne esce però con parole che fa sempre piacere sentire: “qui è un bel posto, mi piacerebbe restare. La mia famiglia si trova molto bene qui a Lugano”.
Certo, se arrivasse la chiamata della NHL, anche lui farebbe le valigie, ma questo è un altro discorso. Un sacrosanto diritto. Un po’ il sogno di tutti.
Interviste che fanno riflettere, che riposizionano il tifoso e che ci fanno domandare, “ma al giocatore interessa davvero la maglia che indossa”?
(Nella foto Keystone/Golay, Zwerger e Joly)