Approfittando della lunga
pausa di campionato i granata venerdì hanno accolto l’invito del Brescia Calcio
per disputare un’amichevole al ‘Rigamonti’. Gara che doveva dare praticamente
delle risposte soltanto al nuovo tecnico dei bresciani Rolando Maran (si è
giocato a porte chiuse), subentrato a Daniele Gastaldello esonerato una decina
di giorni fa. Il Bellinzona è stato ‘liquidato’ con un poker. Da informazioni
da noi raccolte i granata hanno allineato una formazione rimaneggiata. In porta
si è rivisto Muci, in campo si sono alternati titolari e giocatori sinora con
scarso minutaggio in campionato. Le ‘Rondinelle’ hanno fissato il risultato sul
4-0 già nel corso dei primi 45 minuti.
Un test comunque importante
per la squadra di Manuel Benavente che domenica deve fare risultato con il
Baden. Per risultato intendiamo i 3 punti, un pareggio sarebbe da considerare
una sconfitta (come tale è da considerare il recente 0-0 contro lo Sciaffusa). Su
questo non ci piove! Balza all’occhio, per l’ennesima volta, che il tandem
d’attacco si è rivelato tale soltanto sulla carta. A nessuno dei volti noti è
riuscita l’impresa (lo è a tutti gli effetti) di… fiutare la via del gol.
Quanto alla difesa 4 gol ci possono anche stare, se ne sono incassati di più in
campionato e non va dimenticato che l’avversario milita nella serie B italiana.
Ci si sta però rendendo conto che di reti se ne subiscono tante, troppe. Non
che si voglia mettere in discussione la preparazione dei portieri, è però lecito porsi qualche interrogativo. Iacobucci è partito molto bene, ma ultimamente anche lui ha lasciato qualche punto per strada.
Paolo Righetti ha annunciato,
ne aveva il diritto, la sua uscita alla ‘Regione’. Peccato. Ha dichiarato di
lasciare a malincuore una società che assieme a un gruppo di ‘amici
appassionati’ aveva ‘rifondato’ quando parte di tifosi (e di sponsor) se l’era
data a gambe. È bene sottolinearlo. Hanno voltato la faccia all’ACB anche
persone che si autodefiniscono “grandi tifosi del Bellinzona” e che all’epoca
di Giulini erano saliti con baldanza sul carro dei vincitori. Gente che si
mette tuttora la mano sul cuore e che si fa ‘distinguere’, di qua e di là (…),
con la maglia dell’amata squadra. Noi ci crediamo, non ci si fraintenda, un perché
(valido o discutibile che sia) ci sarà. Un membro del Club a ‘Ecodellosport’: “C’è
chi non mette più piede allo stadio da anni e non ci onora nemmeno di una
tessera al campo…”.
Ribadiamo che senza la
famiglia Bentancur il Bellinzona non potrebbe fare parte dell’élite del calcio
svizzero. Mettiamo la mano sul cuore!
TUTTI INSIEME PER L’ACB
“Il mio motto (quello
riportato sopra, ndr) – ci aveva dichiarato Paolo Righetti quando le sue
condizioni di salute stavano fortunatamente migliorando – è sempre stato questo
sin dal 2014 (anno della rinascita, ndr). Spero di riuscire a
coinvolgere tutti i nostri tifosi, sono sicuro che non ci hanno voltato le
spalle (beh… , ndr)”.
Noi avevamo commentato: “È
una ‘voce’ importante quella del presidente. I tifosi, quelli ‘veri’, saranno
contenti di ‘sentirla’, perché la sua è una voce che viene dal cuore: dal cuore
granata”.
Il nome di Righetti resterà
legato al momento più bello dell’AC Bellinzona. Il più bello per le nuove
generazioni, intendiamo dire. Non parliamo della nostra, legata – come si può
intuire - al titolo conquistato nel 1948 e alle promozioni descritte nei libri.
Non è sbagliato, secondo noi, definire straordinario il cammino percorso dalla
squadra in questi 9 anni. Un periodo difficile, ‘sofferto’ ma che ci ha
regalato una certezza ferma: la continuazione della società! Il calcio è fonte
anche di gioia, di grandi soddisfazioni. Righetti le ha raccolte: sarebbe bello
sapere quanto gli è costato negli scorsi giorni dire basta all’ACB.
Fosse stato presente
all’assemblea del Club dei 100 sarebbe scattato per lui l’applausometro. Un
gesto di riconoscenza e di stima per quanto ha fatto, per la sua dedizione, per
il suo sincero attaccamento ai colori granata (ricorderete la maglia numero 9 che
ha ‘dedicato’ a Marzio Morocutti, l’indimenticabile bomber scomparso 20 anni
fa). Paolo ha preferito uscire in punta di piedi: chapeau.
E ADESSO?
Al quotidiano bellinzonese ha
esplicitamente parlato di “vent’anni vissuti a duecento all’ora”. Anni, sono
parole sue “tra alti e bassi (suvvia, più alti che bassi con quella
superlativa scalata, frutto di una promozione dietro l’altra), con tanta
fatica (ci crediamo) ma anche con tanto entusiasmo sino alla promozione
in ChL”. L’auspicio di lasciare il timone a un altro bellinzonese lo aveva già
espresso prima di ammalarsi. Un ‘granata’? Con rispetto parlando, è da
considerare un ‘suggerimento’ logico (un nome, per la verità, ci sarebbe già).
Righetti, e qui concludiamo, ha sempre avuto un rapporto leale con tutti. Una
stretta di mano vale più di mille parole. Stretta e calorosa.