Anche domenica si è vista
poca gente allo stadio. Forse la partita non era di cartello, forse faceva
freddo (in effetti…). Figuriamoci all’ombra dei pioppi dove a tenere su il
morale alle poche decine di spettatori infreddoliti c’erano, per fortuna, i
Boys (ringraziati per la loro ‘tambureggiante’ presenza da Paolo Righetti
durante la pausa). Soffiava vento, l’aria al termine della partita
gagliardamente giocata (e vinta), era gelida. E se avesse piovuto? Sarebbe
stato ancora peggio, probabilmente lo speaker avrebbe invitato quei ‘poveretti’
a prendere posto in tribuna (di posti liberi ce n’erano in abbondanza).
Si è dunque riproposto per
l’ennesima volta il problema di uno stadio obsoleto (soprattutto per il
pubblico) che non risponde più alle esigenze odierne. Con le modifiche
apportate alla pista dell’atletica la visibilità si è notevolmente ridotta.
Un’azione la si segue così così agli angoli delle bandierine (dalla tribuna le
due sul lato degli spalti e viceversa), è un rompicapo distinguere i giocatori
in azione (anche per chi è in ‘tribuna stampa’: “Chi ha colpito il palo, di chi
era il cross, c’era il rigore?”). Eppure gli attori in campo sono tutti
‘numerati’, ai tempi le maglie non portavano neanche il numero (d’accordo, i
giocatori erano gli stessi che giocavano da anni, se mai da un campionato
all’altro di nuovi ce n’erano un paio o tre). Lo stadio, appunto. In tanti anni
non si è nemmeno arrivati a mettere un tetto in lamiera nel settore spalti,
quando piove se qualcuno apre l’ombrello chi è dietro non ci vede più.
Chi sostiene che una partita
la si vede meglio alla televisione non ha tutti i torti. In tribuna nelle belle
giornate le prime file sono sempre vuote perché c’è il problema del sole negli
occhi. C’è poi da chiedersi che cosa vivono della partita i ragazzi della ‘curva
ospite’, il biglietto lo pagano pure loro. Insomma, una serie di lacune, di manchevolezze,
chiamatele come volete. Siamo nel 2023, l’ACB sta per festeggiare i 120 anni di
vita!
Domenica alla partita abbiamo
sentito pareri discordanti. Ma la cosa più importante è che il tema dello
‘stadio nuovo’ – che è balzato in cronaca cittadina per merito di Brenno
Martignoni alla serata del Club dei 100 (che, detto per inciso, organizza di
nuovo “Il Natale granata” – domenica 10 dicembre dopo Bellinzona-Xamax,
iscrizioni non oltre l’8 dicembre ai numeri 079 832.32.22/079 244.10.14) – sia
molto sentito, e non solo tra la tifoseria (ne ha parlato in tutta chiarezza
anche il sindaco della città Mario Branda). Un tema, è bene ricordarlo, che
aveva sollevato discussioni già ai tempi di Gabriele Giulini. Dalle colonne de ‘La
RegioneTicino’, parliamo di 15 anni fa, si erano levate voci di dissenso. Tra
queste quella di Nene Zurmühle che lo stadio nuovo lo aveva esplicitamente bocciato
dicendo di “essere scettico e piuttosto sfavorevole perché di monumenti
calcistici traballanti, in coma finanziaria, in Svizzera ce ne sono già
abbastanza”. A chi lo aveva intervistato, il collega Mauro Antonini, attuale
capo della redazione sportiva de ‘Il Mattino della Domenica, aveva spiegato di
essere contrario perché non gli garbava di vedere costruire, poco importa se a
Castione o a Carasso, una struttura destinata al calcio d’élite sottolineando,
da presidente dell’US Pro Daro, che “uno stadio deve servire alla causa di
tutti, quindi della nostra gioventù e non solo al così detto calcio d’élite”.
Per la verità Zurmühle era
andato giù forte: “Una struttura che esclude i giovani deve essere bocciata
subito!”. Aveva anche preso al balzo la ‘palla’ della squadra di quegli
anni: “Oltretutto in questo Bellinzona sono pochissimi i ticinesi della
rosa. Chiedo che mi si faccia un elenco di quanti elementi nostrani potrebbero
sfruttare un eventuale nuovo impianto…”. E oggi?
Contrariato ma anche…
positivista il caro Nene che ci ha lasciati tre anni fa: “Per il futuro
della nostra bella città e dei suoi giovani si faccia in modo di sistemare l’attuale
Comunale che non è poi così male”. Già, lo stadio è stato sistemato bene,
anzi benissimo per quanto riguarda l’atletica, ma non per il calcio. Non è
bello continuare a costringere metà del pubblico a seguire la partita della
squadra del cuore sotto le intemperie (freddo, pioggia, vento, magari anche
grandine, è successo recentemente, e neve). Insomma, sono davvero convinti i
bellinzonesi che questo ‘matrimonio’, Città-ACB, (non) s’ha da fare?
(Foto Keystone/Gianinazzi)