Il
gruppo F della Champions è quello più divertente ed emozionante. Il
girone di ferro sta confermando le premesse: sta succedendo di tutto.
L'incertezza regna sovrana e non mancano sorprese e risultati
clamorosi. Il Milan,
semifinalista della passata edizione, è sull'orlo dell'eliminazione
dopo la sconfitta subita contro il Borussia Dortmund. Tutto precipita
in casa rossonera. Le due squadre si sono affrontate come se non ci
fosse un domani. La tattica non è esistita, il centrocampo è
diventato un territorio senza padroni. Le difese si sono dovute
arrendere, mai protette adeguatamente. Tutto poteva accadere, tutto
poteva succedere. Hanno vinto i tedeschi perché più convinti, più
leggeri mentalmente, più freschi fisicamente. I rossoneri sono in
crisi di risultati e di identità. Il progetto vacilla. Il banco
degli imputati è pieno. Pioli
non riesce a trovare soluzioni adeguate. La squadra non ha nessuna
organizzazione tattica, viaggia a strappi. Si muove sul crinale
dell'incertezza. Il tecnico è solo, gli è stato consegnato il
potere, ma ha una responsabilità troppo grande, le sue capacità
sono state sopravvalutate. La preparazione fisica
è stata, probabilmente, sbagliata. Dall'inizio della stagione gli
infortuni sono stati 25. Ormai il dato è acclarato: parlare di
casualità significa accampare un alibi che non regge. Sono lontani i
tempi di Milan Lab, si è passati da una lungimirante ascesa a una
fragorosa caduta. La dirigenza
è fortemente orientata agli aspetti manageriali. La scelta di
defenestrare Maldini ha una sua legittimità, ma doveva essere
sostituito con una figura professionale simile. La società per gli
aspetti tecnici si è consegnata al tecnico. E la pletorica campagna
acquisti ora mostra i suoi limiti. Non conta il numero di giocatori
ma la loro funzionalità. Scaroni è stato chiaro serve la Champions.
Conta arrivare tra i primi 4, l'obiettivo non può essere mancato,
devono tornare i conti. Il resto si vedrà e se la panacea è il
ritorno di Ibra: le idee sono poche e pure confuse.
(Foto Keystone/Spada)