Terremoto
nel mondo del tennis. Tutto sta per cambiare, sono in arrivo
clamorose novità e si respira un'aria di concitazione. La
situazione: i giocatori protestano e sono insoddisfatti; Djokovic ha
fondato un sindacato; il circuito femminile versa in uno stato di
profonda crisi. “The Athletic” ha lanciato la bomba, sostiene che
i quattro big Australian Open, Roland Garros, Wimbledon e Us Open,
stanno valutando l'idea di creare un circuito che includa i loro
eventi e altri dieci tornei. Sarebbe un'autentica rivoluzione. Il
movimento funziona nella seguente maniera: la Federazione
Internazionale (ITF) organizza la Coppa Davis e la Billie Jean King
Cup e coadiuva gli Slam; l'ATP governa il circuito maschile; la WTA
gestisce il circuito femminile. Da qualche mese si muovono anche
quelli del PTPA, sono i sindacalisti che stanno acquisendo sempre più
aderenti. I soldi arrivano, e non poteva essere altrimenti, dai
diritti televisivi. Ognuno negozia e agisce in modo individuale.
L'85% degli introiti vanno agli Slam, il resto va all'ATP e alla WTA.
Il piano è preciso: formare una associazione, selezionando e
scremando i migliori tornei Master 1000 ( 10 in totale) e lasciando
quelli della categoria 500 nelle mani dei circuiti maschili e
femminili. I primi 100 giocatori al mondo si concentrerebbero su 14
tornei l'anno, avrebbero uno stipendio minimo garantito (i premi sono
a parte), il calendario sarebbe snellito e il resto delle
competizioni sarebbe facoltativo. A dirigenti e giocatori sembra
evidente un aspetto: nella forma attuale il tennis non funziona, la
situazione è delicata, una soluzione va trovata, è necessaria.
All'orizzonte c'è un grande pericolo: l'Arabia Saudita. I sauditi
hanno un argomento convincente: i soldi. E sarebbero in grado di far saltare il banco. Una mossa preventiva è ritenuta fondamentale. Una proposta ufficiale sul
tavolo ancora non è stata presentata e per avviare la rivoluzione
ci vorrebbero almeno due anni. Ma il fatto che esista un piano
dimostra che qualcosa avverrà.
(Foto Keystone/Vaughan)