Non sono ancora le
cinque e già le vie sono affollate da gaie e rumorose comitive che
si recano al Monte Bré. Scoppiar di motori, tormentoso suonar di
trombe di motociclette, scampanellii di biciclette, richiami di gente
affrettata riempiono incessantemente l’aria e quasi assordano.
L’automobile messa
gentilmente a disposizione della stampa dall’Unione Sportiva
Ceresio ha pure un posto riservato al corrispondente del vostro
quotidiano. Coi colleghi in giornalismo abbandono, a bordo di quella,
la città. Si fila veloci lasciando dietro noi sguardi invidiosi e –
perché non dirlo? – un’infinità di commenti.
La strada del Bré
ha già i lati gremiti di gente. Quanti sono gli accorsi a portare
l’applauso e la parola d’incitamento ai campioni che tra poco
monteranno la lunga, ripida e pericolosa salita? Chi osa! Son
migliaia e migliaia, venuti quassù dalla città, dai paesi vicini e
dalle parti più lontano del Cantone. Dall’Italia ci sono pure
arrivate grosse comitive. Da Maroggia, Melano, Capolago, Mendrisio
arrivano a piedi gruppi di giovani che veloci salgono alla conquista
di un buon posto d’osservazione. Il fondo stradale è buono; il
tempo è bello.
Al traguardo
d’arrivo troviamo il cronometrista e la giuria già al loro posto.
Son le 6,30. Il primo “via” dev’essere già stato dato.
Sono appena
trascorsi venti minuti quando dall’ultima curva, sita a poche
centinaia di metri dal traguardo, sbuca assai veloce una
“Skootamota”: una motocicletta che pare un giocattolo. E pochi
minuti dopo ecco come un bolide Clerc, poi Hutzli. Segue velocissimo
il melidese Gnesa che a metà salita dovette cambiare una candela e
che per la miscela sbagliata ha avuto noie al motore. Per lo stesso
motivo Visioli ha dovuto abbandonare. Peccato! Ed ecco Acerboni, il
sicuro vincitore della categoria. Scherb arriva colla velocità del
lampo. Rothenbach lo segue a poco più di due minuti. Poi Meyer,
Maneschi, Malacrida ed altri tra i quali Borrini, Tettamanti,
Bernasconi Giuseppe, tutti a forte andatura. Ultimo della categoria è
Bonardi. Foglia Attilio è costretto al ritiro per un guasto al
motore. Poi Vicari, i fratelli Leoni su “Indian”, Ghezzi,
Viglezio e una decina d’altri. E ancora Wuillemin, Borsetti,
Carmine, Greco Alberto che per poco meno di un secondo perde il
primato della categoria 1000 cc.
Seguono i side-car:
Widmer Percy, Gex Edouard, che con l’ammirevole consorte a bordo
abbassa il suo ultimo record. Terzo è Corbetta Giuseppe del M. C.
Lombardo.
Siamo ora alla
“Classe Corsa”. I minuti si fanno eterni. L’ansia raddoppia.
Passa il giovane Fanconi. Pochi minuti dopo ecco Magni. Ad Augusto
Rossi detto “Pepèna” ora! Il silenzio è assoluto. Tutti gli
sguardi sono tesi laggiù nella sottostante strada. Un potente
scoppiar di motore. Già qui! Poi per secondi più nulla. – È
fermo! – si grida. No! Il motore riprende ma la catena è rotta.
L’incidente stupido che non ha permesso al luganese di abbassare il
suo record dell’anno scorso lo costringe anche a un giuoco
temerario: per non rallentare onde permettere il riprendere del
motore egli svolta i tourniquets nelle cunette. Nessun altro
corridore avrebbe osato tanto. Ma Pepèna è maestro equilibrista. La
corsa d’oggi è certo tra le più belle della sua lunga carriera.
Ci passa avanti a velocità pazzesca tra applausi assordanti e grida
di “bravo Pepèna”. Chiude la corsa Bernasconi Claudio.
L’organizzazione è
semplicemente perfetta e ad essa si deve se nessun incidente venne a
guastare la gara. Ammirevole la Croce Verde. Il banchetto, al quale
partecipano più di 200 sportivi, ha luogo al Palace Hotel. Alla
“bombe glacée” si passa quindi tra interminabili applausi alla
premiazione. Vince Pepèna Rossi: Rossi si piazzava primo coI miglior
tempo della giornata, ma per un guasto al cambio di velocità
impiegava alcuni secondi in più dell'anno prima. Franconi, l’astro
nascente del motociclismo svizzero, vinceva nella categoria 350 col
tempo di 9'35". Visioli e Gnesa furono eliminati per incidenti
meccanici. Bernasconi Claudio era terzo assoluto su Frera 1000 cmc.
in 9'39". Coppe e bréloques e bottiglie a tutti i corridori”.