Erano
i primi anni Duemila. L'Inter aveva come tecnico l'argentino Hector
Cuper. La rosa annoverava un uruguaiano: Alvaro Recoba
detto El Chino. Era un trequartista fantastico, voleva sentirsi libero di essere un artista della giocata. Aveva un piede sinistro
magico, potente e preciso. Ma i fantasisti, non sempre hanno il
gradimento degli allenatori. E vengono tacciati di indolenza. Ecco un
dialogo tra Vieri e Recoba che rievocano quei tempi.
Vieri:
“Chino, ti ricordi gli allenamenti di Cuper? Iniziava la corsa e
tu ti nascondevi nei boschi? Sparivi proprio. Poi tornavi tutto
bagnato perché ti buttavi nel fiume”. Recoba: “Io
con Cuper non avevo un buon rapporto , come un po' tutti. Quelli non
erano allenamenti, erano esercitazioni per i Marines. Una volta mi
disse: 'Tu non mi stai simpatico, perché fai finta di allenarti,
quindi con me non giochi'. Io gli dissi: 'Trovami qualcuno nel mondo
che è capace di fare questo'. Presi la palla, la posizionai a terra
e feci un lancio di 90 metri, la palla arrivò sulla tua testa, Bobo
ti ricordi?”. Vieri: “Sì, mi ricordo, mi hai fatto
anche male. Sono stato tutta la sera con il mal di testa. Avevi un
sinistro che potevi giocare da fermo. Mettevi la palla dove volevi.
Eri un qualcosa di mai visto”. Recoba: “Cuper mi
disse: 'Bravo. Lo so che puoi fare quello che ti pare con la palla,
ma devi sudare'. Da quel giorno diventammo nemici. Quando giocavo
facevo la differenza, ma non ero un calciatore che si sacrificava. Se
mi fossi allenato di più, potevo diventare uno dei più forti di
sempre, ma io volevo solo giocare. Dovevo essere libero di esprimermi
dalla metà campo in su. Ci sono calciatori che non sono fatti per
sacrificarsi, ma per inventare”.
(Foto Keystone/Calanni)