Qui dovrebbe essere richiesta l’analisi dell’esperto, ma a
occhio si andrebbe per le lunghe con una qualche supercazzola. E allora
proviamoci da soli, almeno per il gusto, con la domanda fondamentale: perché i portieri
non trattengono più il pallone in presa invece di smanacciare come a pallavolo
o a calciare come se fossero circondati da lattine vuote?
Le risposte variano, dai palloni leggeri ai guanti giganti
che occupano mezza porta, ma con le dita che ci ballano dentro; qualcuno
azzarda perfino uno sgravio di responsabilità, nel senso che la smanacciata
rifila la palla avvelenata a qualche compagno di difesa e che se la sbrighi
lui, io il mio l’ho fatto.
Fatto sta che si vede di tutto, ma la presa plastica mai.
Piedi allargati che neanche Garella, braccia aperte come Alfio Molina,
coraggiosi volti tumefatti dai rimbalzi. E ancora: tap-in da due metri sui
piedi avversari (spesso col pallone ribattuto in curva o ciccato) o che
ingarbugliano il rinvio dello stopper. Eh sì, stopper di una volta, con i piedi
al contrario e autogol o stinchi fracassati.
Tutto perché il portiere non trattiene e agita le braccia
come un mulino immaginario contro Chisciotte. Non lo si vede più Banks, non si
pretende, ma neanche il Capoferri che con noi usciva in presa sempre, anche
fuori dai sedici. No, da anni stanno infossati sulla linea di porta e sbam sbam
sbam, un bagher da volley dopo l’altro, o una sberla come a scacciare mosche.
In aggiunta, ai portieri mutilati senza presa si chiedono palleggi pedestri e
maradoniani nell’area piccola con l’avversario a due metri. Non facciamo nomi,
per correttezza e anche perché tanto sono TUTTI così: alti, impacciati,
avventati, smanaccianti e che cercano di gonfiarsi come i gatti per incutere timore.
Okay, dai, una risposta: non si allenano più alla presa, si
chiede loro di essere ingombranti e poi vediamo cosa succede. Il brutto è che
anche in giardino con i figlioletti fanno così e lo insegnano pure. Che mondo
manesco.