La
Premier è
considerata il campionato dei campionati, è ritenuta la vera
Superlega. Il suo successo è planetario, è un prodotto che funziona
e che si vende sul mercato. Tutti vogliono vedere le partite del
torneo inglese. La critica sostiene che il suo livello non abbia
pari, per tecnica, ritmo, intensità e pure tattica. Si tratterebbe
di pura avanguardia calcistica. È il sogno di allenatori e
calciatori. I club sono ricchi, hanno uno strapotere economico
evidente rispetto ai loro avversari del continente. Arriva la
Champions e decreta un clamoroso fallimento: Manchester United e
Newcastle sono riusciti ad arrivare ultimi nei rispettivi gironi. Due
giganti dai piedi d'argilla. Fa rumore il flop dello United: i Red
Devils, anno dopo anno, precipitano sempre più in basso, sono solo
capaci di ostentare fallaci ambizioni. Il Newcastle paga lo scotto
del noviziato e il suo girone era complicato e pieno di insidie.
Comanda la Liga.
Avanti tutta per le squadre spagnole. Passano tutte e primeggiano nei
loro gironi. La Real Sociedad ha disposto dell'Inter come ha voluto.
Ha imbrigliato i milanesi, li ha depotenziati e ridotti all'inazione.
Il campionato spagnolo è quello più innovativo. Dietro i due
colossi si sperimenta e si lanciano, continuamente, giovani giocatori
a cui il talento non manca. Si privilegia la tecnica e un palleggio
fantastico. La Serie A
si è difesa e non poteva essere altrimenti. Solo il Milan è stato
estromesso, proprio quella che è etichettata come la formazione
italiana più europea. I rossoneri si trovavano in un raggruppamento
dove poteva succedere di tutto. Possono accampare alibi, ma hanno
anche tanti torti. Mancano di solidità tattica e caratteriale.
Vivono di estemporaneità, contemplano l'istante. E sono supportati
dai media, che concedono al Diavolo attenuanti e giustificazioni. Il
resto è l'estensione del dominio della norma: il Bayern è la solita
corazzata; il Psg è indefinibile, l'esito della sua campagna europea
è facilmente prevedibile, è noto a tutti.
(Foto Keystone)