CALCIO
Superlega come Bosman?
La sentenza della corte di Giustizia della UE ha forse aperto la via a una rivoluzione nel calcio
Pubblicato il 22.12.2023 09:43
di Silvano Pulga
Si racconta che, nel corso di una storica visita in Cina, nel 1972, Henry Kissinger interrogò Zhou Enlai, leader Cinese dell'epoca, sul peso della Rivoluzione francese nello sviluppo socio politico degli Stati. Il suo interlocutore gli rispose che "era troppo presto per giudicare", stupendo il diplomatico statunitense, ammirato dalla profondità del pensiero analitico nella cultura cinese la quale, in effetti, è caratterizzata da una conoscenza approfondita della storia, propria e altrui. In realtà, si era trattato sicuramente di un equivoco nella traduzione:  Zhou Enlai, molto probabilmente, si riferiva ai fatti francesi del 1968, molto più vicini. Tuttavia, il senso del discorso resta chiaro: una rivoluzione è l'inizio di un percorso. Basti pensare che, oggi, il presidente francese Emmanuel Macron sostiene che, nel 1793, in realtà i francesi non avrebbero voluto ghigliottinare il re Luigi XVI: ma questa è un'altra storia.  
Questo piccolo aneddoto serve a introdurre il discorso sulla recente sentenza della Corte di Giustizia della UE sulla Superlega: una decisione probabilmente rivoluzionaria, come lo fu la celebre sentenza Bosman nel 1995, ma della quale gli effetti sono ancora sconosciuti, e si vedranno a medio/lungo termine. Tra l'altro, vanno specificati correttamente i termini della questione: l'organo giudiziario non ha autorizzato la Superlega. Molto più semplicemente, ha stabilito che le norme Fifa e Uefa sull'approvazione preventiva delle competizioni calcistiche interclub sono contrarie al diritto dell'Ue, dal momento che creano un pregiudizio alla bassa concorrenza e alla libera prestazione dei servizi.
Come nel 1995, a questo punto si aprono nuovi scenari. E, va detto, come in quell'occasione, ad averne i maggiori benefici saranno, come sempre accade, i più ricchi. Ai tempi, furono tolti i limiti all'ingaggio dei giocatori più forti, ovunque militassero; oggi, potrebbero creare una sorta di lega chiusa per poter giocare esclusivamente tra loro, come da progetto iniziale. Giusto, sbagliato?  Discorso complesso. E, soprattutto, parafrasando Zhou Enlai, è ancora troppo presto per giudicare.
Prima di tutto, quelli che hanno deciso d'intraprendere questa strada tutto sono tranne che sprovveduti. Sanno, per esempio, che a decidere sarà la gente: quella che compra biglietti per le partite, abbonamenti televisivi, merchandising dei club. Non è un caso che l'UEFA abbia immediatamente richiamato tutti ai valori sportivi: si tratta di pietre miliari scolpite dentro ciascuno di noi, che portiamo, ognuno nel proprio ruolo, acqua a questo mulino che smuove, ogni anno, interessi economici miliardari. E la battaglia sarà proprio su questo. Perché, da sempre, le contese si muovono sul piano della narrazione: si spende, addirittura (per le cose serie) ci si gioca l'esistenza in nome di un sentimento. Vincerà, quindi, in questa contesa, chi saprà creare la copertina ideologica più solida.
Il calcio è alla vigilia, tra l'altro, di un'altra rivoluzione: pensate cosa porterà la probabile scomparsa dei vincoli geografici alla distribuzione delle immagini sul mercato dei diritti televisivi. Alla fine, la polpa è tutta qua: creare un prodotto che la gente abbia voglia di vedere, ovviamente pagando. Nel nostro piccolo, la SFL ha svolto un lungo e paziente lavoro di ricerca, negli ultimi anni, per capire cosa vuole il pubblico da questo sport. C'è stato anche chi ha detto che, ai giovani, non piace restare attaccati alla televisione per novanta minuti a vedere una partita che finisce zero a zero, giocata magari in un impianto semivuoto. Alla fine, al netto della filosofia (anche noi abbiamo un rispetto sacro per i valori sportivi, sia chiaro), bisognerà capire quale sistema sarà più redditizio. Piaccia o no, quella sarà la strada. E, ne siamo certi, di conversioni ne vedremo tante: la Supercoppa italiana è lì, come monito, a farci sorridere di fronte ai comunicati stampa di club che, lo scorso anno, avevano aderito, in prima battuta, al progetto. Affaire à suivre, insomma.    
(Nella foto Keystone/Gonzalez, Javier Tebas, presidente della Lega di calcio spagnola, parla della Superlega)