Aristide Cavaliere è stato per
anni il “giornalista sentinella”, sempre sull’attenti (e in ascolto) di tutto
quello che succedeva dentro e fuori, dietro ogni angolo del Cantone (e non
solo). Un vero professionista, al Giornale del Popolo ha dedicato una vita:
caporedattore dello sport, pubblicista, vicedirettore, direttore. È stato anche
alla testa della Tipografia ‘La Buona Stampa’ dove veniva stampato il giornale,
ai tempi il quotidiano più letto del Cantone. Ha inoltre creato la Ritter
Promotion SA che è da riconoscere anche come casa editrice di diverse
pubblicazioni.
Per noi Aristide, Ritter, Ari
e anche ‘vice’ era soprattutto un grande appassionato di sport. Il suo debutto
in giornalismo, nella seconda metà degli anni Cinquanta, è limitato ad alcune
‘notiziette sportive’. In una nostra intervista ricordava: “Al lunedì
Armando Libotte era incaricato di redigere un’intera pagina, mentre in
settimana non si scriveva più una riga. Un bel giorno di mia iniziativa diedi
avvio a una ‘Pagina dello Sport’: ne sentii un sacco ma poi il direttore don
Leber finì con il fare buon viso a cattivo gioco. Mi disse testuali parole: ‘lo
sport è come la gramigna, invade dappertutto…”.
Il difficile è stato nel
cominciare ma poi per l’intraprendente giovane neo-giornalista si è trattato di
una specie di ‘ritorno al futuro’: dapprima due, al massimo tre pagine poi i quattro
‘paginoni’ dei ‘Campionati Minori’ fino al supplemento ‘Mercoledì Sport’, un
successone (il giornale si esauriva in poche ore nelle edicole, scompariva dai
bar…). Ari decise allora di mettere in abbonamento l’edizione settimanale,
ricca di ben 12 pagine: “Toccammo il tetto dei mille abbonati. Grazie al
gran numero di pagine dedicate allo sport il GdP dalle 12 mila copie del 1956 è
arrivato, nel giro di qualche anno, ad oltre 20.000 abbonati. Merito di una
valida redazione ma anche di un bel grappolo di collaboratori interni ed
esterni: Giuseppe Zois, Ovidio Biffi, Rinaldo Giambonini, Dalmazio Ambrosioni,
Eugenio Jelmini, Raimondo Locatelli, Attilio Grandi, Carlo Melchioretto… Anche Gianfranco
Fabi, poi diventato vicedirettore al Sole 24 Ore, era transitato sulla via San
Gottardo, come pure Giampiero Pedrazzi, Aldo Sofia e altri illustri colleghi”.
Vi avevano sostato, in via S.
Gottardo, anche grandi personaggi dello sport: Merckx, Anquetil, Adorni, Poulidor,
Ferruccio Valcareggi con la nazionale azzurra, l’Inter… Ai nostri tempi i
pluricampioni olimpici di pattinaggio Belusova e Protopopov (per me e Mariano
si trattò di un’intervista a ostacoli…) e il famoso portiere della
Cecoslovacchia Dzurilla. In redazione c’erano stati anche Attilio Moresi,
Silvio Moser, Clay Regazzoni (“Clay prima di diventare un asso di F1 un
giorno sì e uno no veniva a trovarmi in redazione”) per non dire, come
amava sottolineare, di un ‘treno’ di atleti e dirigenti ticinesi. Tanti bei
nomi ma anche tante belle iniziative: Su tutte la ‘Coppa dei campioni’ (“Il
primo anno portammo al campo del Taverne, dove si era svolta la manifestazione,
la bellezza di 20 mila spettatori in una settimana”), la ‘Maglia bianca’,
quella di ‘Superbomber’, il ‘Toto minore’… - una ‘pensata’ che aveva scatenato la
reazione insensata dello Sport-Toto: “I signori di Basilea – ci aveva
fatto notare – si fecero sotto intimandomi l’alt, scomodando addirittura il
Consigliere di Stato Fulvio Caccia che mi telefonò imponendomi di togliere il
concorso pronostici, altrimenti lo Sport Toto avrebbe adito le vie legali. E
dire che la nostra schedina comprendeva partite come Brusino-Caneggio, Torre-Rodi,
Artore-Grono… Partecipavano dai 7 ai 10 mila concorrenti per settimana!”.
Ho un bellissimo ricordo di
Aristide Cavaliere, grazie a lui ho intrapreso la mia lunga attività di
redattore-corrispondente e di giornalista. Prima collaborando da Bienne, poi da
St. Moritz e Zurigo sino ad assumere la redazione sportiva insieme a un altro
caro collega, Mariano Botta.
Il suo attaccamento al
giornale era istintivo, la sua dedizione allo sport entusiastica (“Nei primi
anni ho fatto il fotoreporter immortalando in immagine i gol delle partite che
si giocavano in notturna con una grossa Polaroid regalatami da don Leber”).
Sulla grande ‘torta’ di una
carriera veramente chic Aristide, venuto a mancare durante le Feste natalizie,
ha messo più di una ‘ciliegina’. L’ultima, crediamo sia stata quella all’Hôtel
Lido Seegarten lo scorso inverno per ricordare i 40 anni della scomparsa di
Monsignor Alfredo Leber. Nella circostanza hanno partecipato, su suo invito,
direttori, redattori, fotografi, le maestranze della Tipografia e amici del
quotidiano. Lo avevamo visto in buona forma (nella foto) accogliere con
la moglie Franca e i figli Ilaria e Marco i numerosi invitati tra i quali il
Vescovo Emerito Mons. Pier Giacomo Grampa.
Aristide Cavaliere è stato un esempio di
operosità, per noi giornalisti del GdP dei bei tempi un maestro indiscusso.