SCI
Odermatt passerà alla storia
Essere ai vertici in tutte le specialità, sia quelle veloci che quelle tecniche, è qualcosa di speciale
Pubblicato il 13.01.2024 16:40
di Silvano Pulga
Abbiamo sempre invidiato a nostro padre, per ragioni di età, l'aver assistito dal vivo alle imprese sportive di Fausto Coppi, Juan Alberto Schiaffino, Stirling Moss, Rod Laver, per citarne solo alcuni. Nel nostro piccolo, anche noi potremo raccontare ai nipoti di aver visto giostrare sul campo fenomeni come Diego Armando Maradona, Marco Van Basten, Alberto Tomba, Debora Compagnoni, Pirmin Zurbriggen e tantissimi altri, in tutti gli sport. Ecco, Marco Odermatt, pur essendo ancora in attività, e nonostante abbia ancora davanti diversi anni di carriera, fa parte anche lui di quel gruppo ristretto di sportivi che passano alla storia, non solo di quella dello sport praticato. E poter assistere dal vero alle gare di un fenomeno, in fondo, è un piccolo privilegio, per il quale non abbiamo nessun merito, in fondo: vivere in contemporanea ai fuoriclasse, infatti, è solo un caso.
E l'elvetico, campione assoluto lo è: perché essere un atleta polivalente, come nel suo caso, è ormai una rarità, in questo sport. E l'essere ai vertici in tutte le specialità, sia quelle veloci che quelle tecniche, è davvero qualcosa che, nello sci alpino, si è visto raramente. Lo è, per esempio, anche l'austriaco Marco Schwarz il quale però, caduto a Bormio a dicembre sotto i nostri occhi nella discesa libera, e riportando un grave infortunio al ginocchio destro, ha di fatto chiuso la stagione, lasciando così via libera al rivale rossocrociato. Quello che sta facendo il nidvaldese, va detto, è veramente di livello elevato, soprattutto nelle discipline veloci, visto che lui è principalmente a proprio agio tra i pali, larghi o stretti che siano. In questa stagione, nella velocità, dopo aver visto sfumare la vittoria in Val Gardena per un battito di ciglia, lo svizzero ha trionfato nel SuperG della Stelvio, infliggendo quasi un secondo al secondo arrivato, l'austriaco Raphael Haaser, e distacchi d'altri tempi al resto del gruppo. E ancora meglio aveva fatto sulla pista di Wengen, con la prima vittoria in discesa libera in stagione e un secondo posto in un SuperG nel quale il francese Cyprien Sarrazin ha fatto qualcosa di assolutamente inarrivabile. Che poi è l'unico modo per mettere le punte dei propri sci davanti a quelle del rossocrociato.
Dopodiché, la discesa classica di Wengen va oltre. Lo sport, secondo noi, è anche tradizione. E quella della discesa libera del Lauberhorn lo è, per ogni appassionato svizzero che si rispetti. Non per niente abbiamo trovato il treno strapieno di appassionati già alle 7.30 del mattino a Spiez: l'affollamento, rapportato ai luoghi, non abituati alle grandi folle, ci ha un po' ricordato quello degli autodromi nei gran premi. Ed è stato bello vedere tifosi di tutte le età, e tante famiglie: assistere allo sport dal vivo è, per gli elvetici, ancora qualcosa per il quale vale la pena fare chilometri e sopportare qualche piccolo disagio. E a noi, che del raccontare lo sport abbiamo fatto un mestiere, questo non può che fare piacere.
In pista, Marco Odermatt ha replicato: dopo aver vinto la "Gara sprint", ha fatto sua quella classica, con una prestazione di spessore, davanti a Cyprien Sarazin, invertendo l'ordine di arrivo del SuperG. Primo dei mortali Dominik Paris: per quelli che avevano dato per morti gli Azzurri, dopo le deludenti gare di Bormio, perché "troppo vecchi", un bello smacco. Paura invece per l'infortunio, proprio sul traguardo, occorso a Aleksander Kilde, portato via in elicottero: per lui, una probabile frattura alla gamba destra, con una ferita importante. E, sul traguardo, sia il vincitore che il secondo arrivato non le hanno mandate a dire alla FIS,  rispetto ai calendari. Affare à suivre, insomma.
(Foto Keystone/Trovati)