SCI
"Amo questa vita 365 giorni all'anno"
Christof Innerhofer, 39 anni, non molla e si racconta dopo il brutto infortunio
Pubblicato il 14.01.2024 10:34
di Silvano Pulga
Una delle cose che abbiamo apprezzato di più, a Wengen, è stato rivedere in pista Christof Innerhofer, dopo la caduta di Bormio. Avevamo ancora il ricordo dell'episodio: il pubblico ammutolito, l'elicottero col verricello che porta via il campione altoatesino, l'applauso di tutti i presenti, e i brutti pensieri, inevitabili, a fare capolino. Non potevamo, quindi, che complimentarci all'arrivo con l'atleta azzurro, che ha ottenuto un buon diciottesimo posto, a 2" circa dal vincitore Marco Odermatt, dopo il diciannovesimo nel SuperG del giorno prima. 
"Settimana importante per me questa, per riprendere il passo degli altri, se pensi che due settimane fa ero ancora in stampelle. Tre volte a punti, ho fatto bene anche sui pezzi tecnici come la Kernen S. Siamo onesti: con questi pettorali, su queste piste, è impossibile fare meglio, ma sono soddisfatto dei miei tempi, e di fare punti, che mi permettono di restare nei primi 30. Perché io ho passione, voglio andare avanti, per continuare a fare ciò che amo di più. Oggi non era facile: ho 39 anni, avevo un pettorale alto, l'incidente ad Aleksander Kilde ci ha fatto stare fermi tanto tempo. Pensavo a quando sono tornato a casa dopo Bormio, mi era venuto a prendere mio cognato, mio padre mi aspettava sulle scale, quando mi ha visto gli sono venute le lacrime agli occhi, pensava 'hai vinto tutto in carriera, dobbiamo ancora vederti così?' ""Ma loro sanno che lo sport per me è tutto, faccio ogni settimana 3 giri in bicicletta sino al Lago di Misurina, poi palestra, allenamenti sugli sci, e credo sia bellissimo. Nella vita non conta solo vincere, ma fare ciò che ami. Ecco, io amo la mia vita 365 giorni all'anno, e so cosa vuol dire lavorare, anche per pochi soldi: i primi soldi li ho guadagnati vendendo funghi ai ristoranti dopo averli raccolti, ho due anni in cantiere e un impiego come magazziniere in un supermercato. Esperienze che mi hanno formato, insegnato cosa vuol dire apprezzare anche le piccole cose. Pensa a quanto sono belli questi panorami, il privilegio di avere una pista così per due minuti solo per me. Sono ancora tra i 15/20 più forti del mondo in questa specialità: certo, non posso fermare il tempo, ma sono contento di esserci, e di poter guardare a casa tutto quello che ho vinto in passato, compresa questa gara.""Ho un carattere forte, è difficile che mi faccia influenzare: se non fosse stato così, avrei smesso a 14 anni, quando mi dicevano che non ero abbastanza bravo. C'è qualcuno che mi dice che dovrei smettere: perché, rispondo io? Ho il fisico di uno di 25, passione e voglia di allenarmi: lo faccio ancora 5 ore al giorno, perché mi diverto, non è un sacrificio. Se non fai sport a questi livelli, non puoi capire cosa c'è dietro, la difficoltà e la necessità di curare tutti i particolari. Ma a me piace, è la mia vita, e a spingermi ci sono tutti i messaggi che ricevo ogni giorno. Pensa che oggi dopo Bormio, sono sceso con 25 punti nel polpaccio, ho due tendini della spalla lesionati e non solo. Non so se riuscirò ancora a salire sul podio come Dominik, ma si lavora per rimanere ai vertici."
Il campione alto atesino ha poi detto la sua sull'argomento del giorno, il calendario troppo fitto: "Sicuramente, mettere due recuperi a ridosso di settimane come questa può togliere qualcosa alla gara centrale. Io non faccio lo slalom, e questo fatto mi crea meno problemi. Però penso ai giovani: si allenano per correre, le gare danno loro visibilità, e questo può voler dire sponsor e gettoni di presenza. Io sto avendo una carriera lunga, ma per loro questi soldi sono importanti. Sarà che penso sempre positivo, ma anche questo aspetto va salvaguardato, anche se certe gare, come quella di Zermatt a novembre, non le capisco."
In definitiva, forse chi, nelle scorse settimane, ha scritto parole pesanti sulla nazionale azzurra maschile, dovrebbe forse ricredersi: Dominik Paris ha fatto, sinora, un primo e un terzo posto, in specialità dove, in questa stagione, ci sono due extraterrestri come Marco Odermatt e Cyprien Sarrazin. E questo ragazzo di 39 anni può ancora dare molto, col suo esempio e con i suoi valori, ai giovani. Sarà che abbiamo scoperto, parlando, di avere delle cose in comune (la caparbietà nell'inseguire i propri sogni, il valore del lavoro come base per crescere, l'amore per le piccole cose), ma siamo ancora più convinti che certi atleti vadano sostenuti, anziché consigliare loro di smettere. Perché sono un esempio da raccontare anche al di fuori della cronaca sportiva. E perché essere ancora lì è davvero tanta roba. Chapeau, Christof.   
(Foto Keystone/Schneider)