CALCIO
Un quadro inquietante
Il procuratore Giovanni Branchini, ieri sera a Chiasso, ha parlato dei mali del mondo del calcio
Pubblicato il 19.01.2024 12:03
di Silvano Pulga
Giovanni Branchini, procuratore di Ronaldo il Fenomeno, Clarence Seedorf e Riccardo Montolivo tra gli altri, è alla terza generazione in famiglia di procuratori sportivi (i suoi figli sono la quarta). Suo nonno si occupava di ippica, il padre di boxe, lui è invece passato, nel 1986, dal rappresentare atleti della Nobile Arte ai calciatori. Lo abbiamo incontrato allo Spazio Officina di Chiasso, in una conferenza organizzata dalla AGE SA nell'ambito del ciclo d'incontri denominato OnStage,  moderata dal giornalista Paolo Spalluto. 
L'agente non si è certo tirato indietro, parlando delle problematiche legate al sistema calcio. E ha dato una bella stoccata anche al suo mondo: troppe volte, ha dichiarato, si vedono procuratori comprare le deleghe di giocatori anche giovanissimi, in tutti gli sport, pratica vietata, come noto. Ma non solo: il problema, secondo lui, sono anche le istituzioni, che non vigilano sui comportamenti dei vari attori. Ma, del resto, sono le medesime che non si sono ancora espresse sulla legittimità di possedere una squadra di calcio per uno Stato sovrano, come accade in Arabia Saudita, con tutte le problematiche connesse. 
Il discorso si è poi spostato sull'ingresso proprio di questi nuovi attori nel calcio, intenzionati a investire cifre fuori mercato: cosa accadrà quando inizieranno a farlo non per calciatori a fine carriera, ma per quelli nel pieno della medesima? E se dirigenti importanti del calcio europeo volassero nella penisola arabica, quale tipo di politica attuerebbero? Che ne sarebbe del movimento europeo? Il quadro futuro, insomma, potrebbe non essere dei migliori. 
Alla fine, Giovanni Branchini si è quasi augurato l'implosione del sistema, e una sua conseguente rinascita: UEFA e FIFA, in fondo, non hanno lo scontrino del calcio. E gli investimenti li hanno fatti altri, in un sistema che vede alcuni giocatori disputare anche 70 partite l'anno, con tutti i rischi che ciò comporta per l'incolumità fisica dei medesimi. La soluzione? Creare realtà intermedie a livello di nazionali, ridurre il numero delle squadre nella massima serie dei maggiori campionati, giocare di meno. Si troverà mai un accordo? Abbiamo dei forti dubbi in proposito.