Ancora una volta, la Serie A è stata scossa da cori
razzisti, questa volta durante la partita tra Udinese e Milan. Sabato sera, nel
primo tempo, cori e ululati hanno costretto il portiere del Milan, Mike
Maignan, a protestare con l'arbitro Maresca e il quarto uomo. La partita è
stata sospesa per qualche minuto come reazione a questo vergognoso comportamento.
Non è la prima volta che ciò accade, anzi, sembra essere
diventato un triste rituale. Nonostante le consuete dichiarazioni di condanna a
fine partita, il problema persiste nelle frange di chi si definisce tifoso e che ovviamente non lo è. Come sottolineato da Pioli e Maignan,
tali individui dovrebbero
essere allontanati dagli stadi, senza se e senza ma.
Maignan ha condiviso un lungo sfogo sui social,
evidenziando che sospendere la partita per alcuni minuti non è sufficiente. Il
problema è radicato e richiede azioni concrete. Non bastano le campagne contro
il razzismo, occorre parlare e identificare i responsabili, allontanandoli
dagli stadi. Maignan ha fatto notare giustamente che il problema persiste, nonostante
gli sforzi finora compiuti.
Il focus deve spostarsi su azioni concrete e
sull'individuazione dei colpevoli, non solo su generiche dichiarazioni di condanna e
sensibilizzazione. Le istituzioni e i club devono fare molto di più rispetto ai
soliti comunicati stampa. Fino a quando non ci sarà una presa di posizione
collettiva costante, nulla cambierà. È lecito porsi la domanda: cosa deve
ancora accadere prima che si trovino soluzioni efficaci contro il razzismo?
Non solo la Serie A, ma nessun campionato sembra essere immune da questo male, anche se la Premier League sembra essere un passo avanti. Con pene
severe per chiunque si renda colpevole di atti razzisti in ogni stadio, gli inglesi dimostrano che è possibile agire con decisione. Non è la
soluzione definitiva, ma sicuramente scoraggia comportamenti beceri. Come furono capaci ai tempi di sconfiggere lo scottante problema dell'hooliganismo, ora sembrano poter insegnare qualcosa anche in questo campo.
È necessario un cambiamento che parta dalla collettività
della società, coinvolgendo tutti gli attori interessati. Pene più severe,
senza il sostegno delle istituzioni e una sensibilizzazione a livello sociale,
saranno inefficaci. Il processo di cambiamento deve coinvolgere tutti per
combattere, una volta per tutte, efficacemente la piaga del razzismo.
(Foto Keystone/Bressanutti)