CALCIO
L’autopsia del defunto calcio
Tocca puntare il dito su questo povero sport, martoriato da regolamenti e inflessibilità
Pubblicato il 29.01.2024 20:50
di Giorgio Genetelli
Si era deciso di parlare delle bellezze svizzere, del Reno placido nella luce del mattino e del lago dei Quattro Cantoni a mezzogiorno. Di viaggi e di statue come quella della foto, con il povero giavellottista privato della lancia, forse per buona educazione. Magari anche raccontare di avventure pedestri evitando tram e autobus, o della ricerca di una bar aperto dopo le undici, impresona impossibile a Basilea, come quasi in tutte le città della catatonica Svizzera che va a letto con le galline.
E invece no, tocca puntare il dito sul povero gioco del calcio, martoriato da regolamenti e inflessibilità, due nemici dichiarati del gioco stesso e dei giocatori. La dittatura dei regolamenti e della tecnologia ha rovinato il football senza riuscire a eliminare un solo errore o a cancellare un solo sospetto.
Partiamo da qua. Ieri, in Lucerna – Losanna, al sesto minuto di gioco, Beloko sgambetta goffamente Bernéde nel tentativo di rubargli la palla. Il direttore d’orchestra Johannes Von Mandach, l’arbitro cioè, lo ammonisce, sanzione che pare perfino esagerata. Ma poi il VAR (Video Anti Redenzione, e notare come l’acronimo somigli alla parola guerra) dal suo scranno disinfettato suggerisce il rosso da espulsione, l’arbitro guarda ed esegue. Lucerna in dieci fino alla fine. Poi, al caldo del nulla, via alle giustificazioni sulla bontà della decisione in base a, secondo il. Del resto c’era una giustificazione anche per i delitti più efferati della storia millenaria dell’umanità. Cosa vuoi che sia difendere il calcio come ologramma di sé e proporlo come modello per la scienza una volta defunto?
(Inciso: sì, anche il San Gallo è rimasto in dieci, ma non abbiamo visto la partita dal vivo e quindi non ci interessa).
Adesso, non pretendiamo di tornare alle spine di cactus nelle chiappe come racconta Soriano, ma davvero è da rimanere affranti per la totale e anatomica cancellazione di ogni possibilità di contatto, in un gioco antichissimo che invece prevede scontri di corpi in moto e intenzioni agonistiche spinte. Impossibile evitare di cozzare contro qualcuno e anche le scorrettezze limitate fanno parte del fascino e dell’essenza. La vivisezione di ogni movimento, la trascrittura di tutte le varianti e le posture nella burocrazia oscena dei regolamenti, l’anatomia con fermo immagine di ciò che va a trenta all’ora per scorgere criminali retroattivi, ecco: tutto questo appartiene a chi non ha mai giocato e allora si mette a dirigere, costituire, decidere, punire. Sembrano vendette, non decisioni oneste.
È come far organizzare il Carnevale a un poliziotto. E così tra non molto resterà solo l’autopsia a un calcio ormai cadavere.
Fine prima puntata. Continua.