Due partite un misero punto.
La crisi è ora aperta: i granata contro Thun e Baden avrebbero dovuto intascare
6 punti. Ne hanno al contrario persi 5! Un’esagerazione, d’accordo. Ma non più
di tanto. Una squadra che sino a dieci giorni fa cullava ancora ambizioni di
promozione non può permettersi il lusso di perdere troppi punti sulle prime
della classifica. Adesso lo scenario è completamente cambiato. Lo Sciaffusa ha
vinto due partite di fila raggiungendo il Baden che i granata non sono stati in
grado di distanziare in classifica. E venerdì la squadra di Benavente avrà una
bella gatta da pelare in quel di Neuchâtel (tra l’altro mancheranno due pezzi
forti: dietro Hugo Lamy, davanti Matteo Tosetti). Dovesse andare male anche
alla Maladière (dove si sono già patite delle batoste e si è spesso avuto a che
fare con arbitraggi discutibili), le distanze dalle squadre che stanno dietro
(al momento c’è anche il Vaduz) rischiano di assottigliarsi ancora di più.
Insomma bisogna evitare che si azzerino, diversamente ci si ritroverebbe nella
identica situazione dell’anno scorso: incredibile ma vero!
La partita con lo Xamax è
importante, non solo per la classifica che comincia a piangere. Un ulteriore
passo falso riaprirebbe un discorso che speravamo di non dovere più fare. Troppo
facile tirare in ballo, come si era fatto prima che mettesse piede al Comunale
lo staff spagnolo, la panchina. È banale che da un anno a questa parte, siano
sempre stati criticati gli allenatori. Quegli stessi allenatori ai quali era
stato dato un benvenuto caloroso, entusiastico, addirittura affettuoso. Baldo
Raineri era “il colore della vittoria”, Stefano Maccoppi “l’allenatore
che ha portato qualcosa di molto positivo”, Sandro Chieffo “una persona che ha provocato
una ventata di entusiasmo e di ottimismo.”. Anche gli spagnoli (“siamo passati dal giorno
alla notte” – si è detto ancora di recente) sono stati salutati con
aggettivi appropriati: bravi, professionali, molto impegnati: “Abbiamo tutti
gli occhi per vedere come ci si allena ora” (lo abbiamo fatto notare anche
noi).
Anche per quanto riguarda la
rosa ci si è trovati sulla stessa linea: giocatori forti, squadra competitiva”.
Probabilmente si sono trascurati certi limiti (della rosa). Kubilay Türkyilmaz,
ha sempre detto che al Bellinzona “manca un po’ di qualità” e che per fare di
questa squadra un gruppo vincente “ci vuole qualcosa (o qualcuno) in più”. L’ex
granata, che potrebbe dare consigli utili al Bellinzona e non allo Sciaffusa
(!), come sta facendo, ha ragione.
La rosa? Prendiamo l’attacco
(in due gare ha segnato un solo gol). Se nelle prossime partite, a cominciare
da quella con i neocastellani che hanno incassato una rete in più, non si
riuscirà a metterla dentro vuol dire che il mercato per quanto riguarda
l’attacco non è stato per nulla producente (è il più debole di Challenge League,
con quello degli argoviesi). La si prenda come si vuole ma manca un centravanti
di razza, un giocatore che senta il ‘profumo’ del gol. C’è sì Rodrigo Pollero,
ma l’uruguagio – come è già stato fatto notare – dovrebbe essere un uomo d’area:
il suo talento lo deve sfruttare come goleador (è il capocannoniere) e non da
giocatore che va a cercarsi palloni giocabili a metà campo spendendo un sacco
di energie. Gli altri presunti bomber quante reti hanno segnato? La priorità
sarebbe disporre di un centrocampista offensivo (il nuovo arrivato, Coli Saco,
sembra goda di ottime credenziali, mentre Benguché sta meglio e dovrebbe farcela per Neuchâtel, così come il mauritano Abdallahi).
Viene naturale ammettere che
il momento è delicato. Non si può andare avanti a giocare a rilento, costruendo
poche occasioni e subendo reti che sono degli autentici ‘regali’ agli avversari
(è successo domenica contro gli argoviesi). Occorre cambiare il passo,
stringere i denti. Il momento è delicato. Molto delicato.
(Il granata Chàcon, nella foto Keystone/Golay)