Premessa:
apparteniamo a quella generazione, nata negli anni '60, che il
festival di Sanremo non lo guardava. Abbiamo il ricordo nitido di
un'edizione del secolo scorso, condotta tra gli altri da Claudio
Cecchetto, con il dj milanese che, negli spot pubblicitari di lancio,
chiedeva a noi giovani di allora di andare dopo in discoteca, per
vedere la manifestazione sul piccolo schermo. Noi
guardavamo a quella trasmissione come qualcosa che piaceva alla
nonna, prima che al papà e alla mamma. Per noi la musica italiana
erano cantanti che al festival non c'erano mai andati, o lo avevano
fatto diversi anni prima: insomma, lo evitavamo. Negli ultimi anni,
invece, abbiamo visto un'inversione di tendenza: nostra figlia
diciottenne, per dire, è rimasta estremamente contrariata dalla
nostra dichiarata diserzione. E siamo certi che sabato sera, quando
rientreremo a casa dopo essere stati a Cornaredo ad assistere a
Lugano-YB, la troveremo appiccicata davanti al teleschermo. Cos'è
successo in questi lustri? Molto semplicemente, autori e conduttori
hanno creato qualcosa di nuovo, con grande abilità. Il Festival ha
cambiato abito, insomma. Nostra madre lo guarda meno magari,
abbandonando molto prima dell'orario di chiusura: e lamentandosi
della durata eccessiva, ma ovunque se ne parla. E, diciamolo, sta
diventando fuori moda snobbarlo. L'apoteosi poi è stata la creazione
del Fantasanremo, che coinvolge tantissimo anche i giovani. Si
guardano i particolari, si commenta sui social in tempo reale e in
differita, grazie a Raiplay. Musicalmente, partecipano i nomi
migliori della musica italiana. E così, quasi di nascosto, fingendo
indifferenza, qualcosa vediamo, e ascoltiamo. Tanto, in discoteca,
non ci andiamo più.
(Foto Keystone)