Calcio
Inter, Milan e Juve, una santa e inedita alleanza
Le tre grandi del campionato vogliono cambiare la Serie A
Pubblicato il 10.02.2024 08:23
di Aristide Lorenzi
Inter, Juventus e Milan hanno riposto la rivalità del campo. Hanno deciso che è tempo di cambiare, nelle stanze che contano devono andare oltre lo scontro sportivo. Per incidere politicamente devono allearsi e fare pressione. Sostengono che il sistema sia da ripensare e anche radicalmente. Vogliono la riforma del campionato (deve essere ridotto a 18 squadre) e non solo. Affermano che è la Serie A a garantire i soldi necessari a sostenere l'intero movimento calcistico. E non hanno più fiducia nella Federcalcio e nel suo Presidente. Gravina (è anche vicepresidente Uefa) si muove come un politico consumato: è un moderato e incline a gestire, in maniera ordinaria, il giocattolo. Ogni anno il calcio italiano perde 1,3 miliardi; le strutture sono carenti e gli stadi obsoleti; i giovani calciatori sono sempre di meno; la Nazionale ha mancato due Mondiali di fila. Il prodotto Serie A è scadente, le offerte delle tv a pagamento sono al ribasso. Il Presidente ha subito replicato: “Il futuro del calcio non passa dall'avere due società in meno”. Il confronto-scontro è appena cominciato. Le proposte poste sul tavolo dai club, rappresentati dalla Lega, sono molteplici: arbitri professionisti; più extracomunitari; salary cup per le squadre; rivedere il calendario per le qualificazioni ai Mondiali ed Europei della Nazionale; introduzione della Var a chiamata; blocco del mercato per le società che non rispettano i pagamenti e taglio degli stipendi dei calciatori per chi retrocede. Ma la Serie A, nel suo complesso, ha un chiaro obiettivo: vuole l'autodeterminazione. Manifesta l'intento di pesare di più, reclama pubblicamente maggiore autonomia, ma, in realtà, vorrebbe sganciarsi dalla Federcalcio, è folgorata dal modello della Premier. Che fare? Il calcio italiano non ha né progetti, né visioni. Inter, Milan e Juve sono sicure: il sistema non regge dal punto di vista economico-finanziario, le risorse per essere competitivi, attualmente, non ci sono ma la loro forza è formale. Che succederà? Poco o niente. Il calcio è la continuazione della politica con altri mezzi. Il dibattito non interessa al tifoso. L'alleanza tra le tre grandi è momentanea e la divisione con le altre non è ricomponibile. Gli interessi particolari sono destinati a prevalere. All'intero Paese piace che tutto rimanga com'è. La storia è maestra di vita.
(Foto Keystone)