HOCKEY
Fischer, tra rinnovo, meriti e aspettative
Il tecnico della nazionale, ex Lugano, resterà (forse) alla transenna almeno sino al 2026
Pubblicato il 14.02.2024 08:55
di Marco Maffioletti
Non era un mistero e da ieri è ufficialità. Patrick Fischer resterà alla guida della Nazionale svizzera. Il contratto del classe 1975 e del suo assistente Tommy Albelin è stato rinnovato sino al 2026, questo nonostante le 11 sconfitte consecutive. La notizia era ormai filtrata da diverse settimane. Si punta dunque sulla continuità, malgrado le reazioni incredule e stizzite di buona parte dei tifosi. Attenzione però, il contratto contiene una clausola che permette alla SIHF di rescindere anticipatamente il contratto se i risultati futuri, in particolar modo quelli dei prossimi Mondiali, non dovessero essere brillanti. Insomma, Fischer non è in una botte di ferro e la sconfitta patita agli ultimi Mondiali contro la Germania pesa eccome e non è certo stata digerita. Vedendo gli ultimi risultati dell’Euro Hockey Tour, il rinnovo fa comprensibilmente storcere il naso ai più, ma il lavoro di un selezionatore va oltre ai numeri nudi e crudi e inoltre di attenuanti non ne mancano: dalla forza delle avversarie affrontate, alle selezioni non sempre ottimali, spesso figlie però di rifiuti di giocatori di prima fascia rispettivamente dei loro club. È facile gridare allo scandalo e metterla sul ridere, denigrare Fischer e i vertici della Federazione, accusare i piani alti di favoritismi. L’importante è dunque cercare di capire cosa abbia portato a questo rinnovo. Già, perché alla fine l’obiettivo è quello di avere successo e non mica di rendere agiata la vita all’ex allenatore del Lugano.
Innanzitutto Fischer è molto amato dai giocatori, in particolar modo dai crack di NHL che rispondono praticamente sempre volentieri presenti alle chiamate per i Mondiali. A tanti può sembrare un’ovvietà raggiungere la squadra del proprio Paese, ma non lo è per nulla e tanto merito a questo proposito va dato a Patrick Fischer. Il coach inoltre è apprezzato dalle società perché non si lamenta mai e non cerca la polemica. Un esempio: le ultime convocazioni, dove appunto ci sono stati diversi rifiuti. Fischer ha preferito giustamente fare buon viso a cattiva sorte facendo sentire importanti i giocatori presenti senza cercare scuse o sfoghi. La Nazionale, dal suo avvento, ha comunque fatto un passo avanti specialmente a livello di gioco. Finita l’era dove ci si affidava a un super portiere, si faceva muro in difesa, sperando nel lucky-punch davanti. Ora si gioca a viso aperto pure contro i rivali più forti. Questo è il grande merito di Fischer, capace d’innescare una nuova mentalità specialmente grazie al suo coraggio, dote che a Patrick non è mai mancata nemmeno da giocatore. Dall’avventura in NHL, a 31 anni suonati, al trasferimento in KHL. Come dimenticare inoltre la sua fine di carriera… ad appena 33 anni, con un contratto ancora in essere con lo Zugo, al termine di una stagione da oltre 50 punti. Un coraggio che lo ha portato apertamente ad affermare che l’obiettivo della Nazionale non può più essere l’avvento nei quarti di finale, bensì come minimo il raggiungimento delle semifinali. Altro che rendersi la vita facile…
Non bisogna inoltre dimenticare nemmeno il passato, dove ci sono sì stati alcuni insuccessi, ma anche un trionfo sfiorato, sfuggito solo ai rigori ai Mondiali del 2018. Last but not least, non è semplice nemmeno trovare un sostituto. I candidati che conoscono alla perfezione il mondo dell’hockey elvetico non sono molti e il ruolo di allenatore rispettivamente selezionatore di una Nazionale non può essere paragonato a quello di una squadra di club. Troppo diverse le dinamiche. E attenzione a non sopravalutare troppo la forza della nostra Nazionale, la bacchetta magica non ce l’ha nessuno. Decidere di affrontare i Mondiali casalinghi del 2026 con Fischer è dunque tutto sommato una scelta logica tenendo conto di tutto, del lungo percorso e calcolando quanto abbia fatto il nativo di Zugo per questa Nazionale. Per arrivarci davvero, Fischer avrà però appunto bisogno di qualche buon risultato: è giusto così.
(Foto Keystone/Leanza)