Milano
è l'emblema della nuova Italia, quella del dopoguerra, ha trainato,
da sempre, lo sviluppo economico del paese. Assoluta protagonista del
boom che portò la vicina Penisola nella contemporaneità. La scelta
fu drastica: decise di volgere lo sguardo al Nord Europa e mettersi
alle spalle il Mediterraneo, considerato il passato: un mero retaggio da superare, una
pastoia e nient'altro. Dapprima fu solo industria, ma poi scoprì la
finanza. I milanesi capiscono i tempi, li intercettano e carpiscono
le potenzialità. Non hanno esitazioni, seguono svelti le intuizioni.
Procedono spediti senza esitazioni. Si sentono europei e sono aperti,
si percepiscono come una frontiera, apparentemente anarchica, perché
poi l'ordine lo ritengono un principio ordinatore. Milano è Inter e
Milan: la Beneamata e il Diavolo. Le due squadre sconvolgono un luogo
comune, altro che freddezza lombarda, la passione è come un diluvio. Lo
stadio, da anni, è sempre pieno, sono in 75mila ogni partita
nazionale, ogni incontro internazionale. Nerazzurri e rossoneri sono
pure competitivi. Il Giuseppe Meazza è chiamato, come noto, la Scala
del calcio. Un palcoscenico che ha attratto generazioni di
calciatori. L'urlo di San Siro, le sue luci hanno contribuito a
incidere nella memoria un racconto oltremodo simbolico. Ma i tempi
cambiano, lo stadio è vecchio e onusto, va bene il fascino, ma serve altro.
Inter e Milan hanno bisogno di un nuovo impianto: deve rendere in
termini economici. La vicenda è cominciata nel 2019, inutile
riepilogare, sarebbe più facile leggere la “Critica della ragion
pura” di Kant. Milano è stata travolta. La politica ha preso il
sopravvento. E tutto si è, notevolmente e inevitabilmente,
complicato. Commissioni, pareri, ricorsi, referendum, progetti e via
a una spettacolare commedia all'italiana, sarebbe meglio chiamarla
farsa. Inter e Milan stanno per lasciarsi definitivamente, i
nerazzurri sono diretti a Rozzano, i rossoneri hanno virato su San
Donato Milanese. Un divorzio inevitabile e senza possibili ritorni.
Il destino sta per compiersi. La questione sta tormentando il sindaco
Giuseppe Sala, il primo cittadino, ritenuto un amministratore capace,
rischia di passare alla storia, in termini negativi, causa la
clamorosa dipartita dalla città della Beneamata e del Diavolo. E si
è nuovamente espresso, se il peggior scenario si prefigurasse, San
Siro verrà messo in vendita. Vale 100 milioni, forse. Chi fosse
interessato, può presentare una proposta d'acquisto.
Calcio
San Siro è in vendita
Dove si discetta di una intricata e immaginifica vicenda all'italiana