I
conti sono piuttosti semplici. Solo pochi punti separano City,
Arsenal e Liverpool. La Premier si gioca sul filo dell'equilibrio,
tre cavalli di razza in lizza per un solo titolo. E tre allenatori di
livello assoluto: Guardiola; Klopp; Arteta. I modelli statistici
rendono certo l'incerto, prevedono una potenziale classifica in base
alle partite rimanenti, e, bontà loro, non hanno dubbi: il City ha
il 65% di probabilità di vincere; il Liverpool il 25%; l'Arsenal il
10%. Tutte e tre le squadre, poi, rimangono nelle competizioni europee, le
loro ambizioni non sono al ribasso, e hanno nel mirino il prestigioso
trofeo internazionale. Battendo il Chelsea, suo prossimo avversario,
il City otterrebbe la sua settima vittoria consecutiva.
Impressionante verrebbe da dire, ma il Manchester conta anche serie
di 12, 15 e 18 di successi di fila. De Bruyne è tornato, come
pure Haaland. E Foden sembra sia entrato in nuova dimensione. C'è un
unico, e apparente, punto debole: la difesa pare più perforabile rispetto
al passato. Ma è un dettaglio, il resto funziona. Il canovaccio è
noto: ritmo vorticoso e tecnica ineccepibile degli interpreti sul
campo. Il Liverpool ha trovato continuità, sono solo due le
sconfitte in Premier. La testa potrebbe essere persa a causa dei
pareggi (sono stati 6). I rossi non dominano le partite, si mostrano
vulnerabili. Ma Klopp vuole lasciare un ricordo ancora più
indelebile. Anfield aspetta impaziente e carico, è pronto a
trascinare i suoi beniamini, l'appuntamento è per marzo: quando
arriverà il City, lo scontro si annuncia epico e forse decisivo.
L'Arsenal non demorde e rilancia. Vuole il grande balzo.
Intende assestare il colpo a sorpresa. Arteta pensa in grande e non
ha paura di osare. La squadra ha un approccio alle gare con più
criterio, non si fa trasportare dall'atmosfera martellante del suo
stadio e dalle celebrazione selvagge. Il dato lo mostra: l'impianto
si regge sulla solidità difensiva. Declan Rice ha fornito una
iniezione di atletismo non indifferente. Odegaard è uno dei migliori
centrocampisti d'Europa. I londinesi non vogliono dominare gli
incontri, ma semplicemente vincerli.
(Foto Keystone)